Sto guidando
e penso: “Cazzo! Mi sarei dovuto mordere la lingua quella sera, piuttosto che
rispondere a Francesco.” Accanto a me c’è mia figlia; ho accettato l’invito di
Cristina e stiamo andando a cena a casa loro.
Prima o poi
sarebbe dovuto accadere che ci saremmo ritrovati, tutti insieme, davanti a lei
e quel momento è arrivato.
“No! –
continuo a dirmi - Non dovevo lasciarmi coinvolgere dalle fantasie di
Francesco.” Mi dico pure che, se non l’avessi assecondato, però, non avrei
goduto delle grazie di mia figlia e soprattutto di quelle di Alba.
Che casino…
insomma… sono combattuto su due fronti: da una parte godo ancora al pensiero di
quel che ho vissuto e dall’altra mi macero all’idea che se avessi ignorato le
farneticanti voglie incestuose di Francesco, ora saremmo tutti più sereni. Io
per primo. Ne sono certo, sicuro. Come sono certo che questo stato d’animo
ambiguo e contraddittorio non mi darà tregua per parecchio tempo.
Si, perché è
da una settimana, da quando siamo rientrati, che non faccio altro che spararmi
seghe; ogni minuto e in ogni luogo; seghe a raffica, seghe tormentate. Basta
che riaffiori nella mente un piccolo dettaglio: il sapore della fichetta di
Alba, la mia cappella che sparisce lentamente nello sfintere di mia figlia, il
leggero saettare delle loro linguette sulla mia cappella e… schizzo! mi faccio
in mano di continuo. Mi masturbo mentre sono al lavoro, oppure seduto al
cinema; mentre sono in macchina fermo al semaforo; o quando sono in fila alla
cassa del supermercato e mi tocco il cazzo attraverso il tessuto della tasca
dei pantaloni. Sto impazzendo: mi rendo conto che è stata tutta una follia ma
devo arrendermi all’evidenza di quanto questa follia sia stata straordinariamente
appagante.
Mancano ancora
un paio di chilometri. Guido un po’ teso; non so cosa aspettarmi quando saremo
arrivati.
Guardo mia
figlia; mi sorride. Pare che lei non viva questa serata con la mia stessa
tensione.
Mi sembra
incredibile: Mi sono scopato mia figlia, dopo averla offerta al mio migliore
amico in cambio di sua figlia.
Cazzo, che
patto assurdo!
Avrei
preferito evitare questo incontro, noi quattro davanti a Cristina… Ma lei,
Cristina, ha insistito tanto per averci a cena che non ho potuto rimandare
oltre. Vuole sentirsi raccontare - così dice - anche da me e mia figlia come è
andata la vacanza a Villasimius.
È da quando
siamo rientrati a Roma che invento scuse per non andare e se nemmeno stasera
avessi accettato, avrebbe avuto ragione a pensare che c’è davvero qualcosa che
non va.
Durante il
tragitto, continuo a mentire a me stesso, ripetendomi che ‘non c’è motivo di
preoccuparsi, che Cristina non può certo immaginare cosa è accaduto. Ma sì!
Certo! Sarà una piacevole serata come ne abbiamo passate tante. Non accadrà
nulla. Nulla di cui preoccuparsi.’ E poi, ne sono convinto, sia Francesco che
Alba hanno tenuto la bocca chiusa. Anche perché, al ritorno, sul traghetto,
tutti e quattro ci siamo detti che avremmo dimenticato quanto accaduto e
saremmo tornati a poco a poco ognuno al proprio vivere quotidiano, lascandoci
tutto alle spalle. Lo so, sembra strano detto così. Ma dopo aver valutato la
grande fortuna che ho avuto nello scoparmi la figlia adolescente del mio amico e
aver sperimentato una forma di voyeurismo che non conoscevo, nel vedere scopata
mia figlia dal mio amico stesso ed essermela scopata anch’io mia figlia…
insomma ce n’era abbastanza per dire: “Basta così! Meglio darci un taglio”.
L’esperienza, che abbiamo vissuta serenamente tutti e quattro, può - anzi,
deve! – considerarsi conclusa. Soprattutto per il bene delle due ragazzine.
Eccoci
arrivati.
Ci siamo.
Entriamo
nell’ ascensore; lo specchio mi mostra la figura di mia figlia.
Ho un
brivido che parte dell’amigdala e arriva come un fulmine allo scroto.
Claudia è
bellissima. Mi chiedo cosa gli farebbe ora il mio amico se fosse qui al mio
posto, da soli nell’ascensore...
La sua
figura snella viene messa in risalto dall’abitino estivo, di colore bianco,
ovviamente, il suo colore preferito. Le gambe che spariscono sotto la gonna a
palloncino; le spalline sottili, che non faticano a sostenere il bel seno
acerbo; la scollatura posteriore che valorizza la sua bella schiena… tutto di
lei mi conferma che a dispetto dei suoi quindici anni, è già da un po’ che fa
rizzare il cazzo a un numero infinito di maschi di ogni età.
Suono alla
porta. Ci viene ad aprire Alba.
‘Cazzo, ora
mi viene un infarto’, penso.
Col
pantaloncino che le disegna la fichetta, l’ombelico scoperto e la canottierina
corta che le modella le tettine, è di una bellezza sfrontata.
ALBA: “Ciaaaoo…!”
Ebbene se
prima guardando mia figlia, quel fulmine che era partito dal cervello mi aveva
scosso lo scroto, ora un altro fulmine, più potente del primo, mi sconquassa, mi
frulla, mi liquefa lo scroto, i coglioni e tutto l’apparato riproduttivo.
Resto
folgorato da quella creatura e solo l’idea che io l’abbia amata, posseduta,
adorata, in una parola: scopata! mi fa inumidire la cappella.
Si... Sarà
davvero difficile controllarsi.
Noto che non
indossa il reggiseno; vorrei abbracciarla e sentire i suoi puntuti capezzoli
premere contro il mio petto; vorrei metterle le mani dietro le chiappette per
spingere il suo pube contro il mio; vorrei infilarle la lingua in bocca e succhiarle
tutta la saliva.
Per un
attimo ho l’impressione che voglia inginocchiarsi e prendermelo in bocca. O,
forse, è solo il mio ennesimo delirio…
No... Non
sarà facile far finta di nulla.
FRANCESCO:
“Ben arrivati”
CLAUDIA:
“Ciao zio...” quando Claudia saluta Francesco, leggo negli occhi di lui il
prepotente desiderio di fare il culo a mia figlia. Desiderio che vedo
ricambiato da mia figlia: mi sembra altrettanto di leggere nel suo sguardo il
desiderio di tenere il cazzo di Francesco in mano mentre ci si cala sopra
impalandosi lentamente fino in fondo. Eh, no…
Non sarà facile nemmeno per loro.
Una rapida
occhiata tra noi quattro è il chiaro tacito invito reciproco a mantenere il
controllo.
Dopo questi
primi scontati convenevoli, consegno a Francesco due bottiglie di vino - di
quello che piace a Cristina; meglio ingraziarsela da subito… - e Claudia fa
altrettanto consegnando dei pasticcini ad Alba.
IO: “E
Cristina?”
FRANCESCO:
“È di là che sta preparando l’aperitivo”
ALBA:
“Mammaa... sono arrivaatii:…”
CRISTINA:
“Ciao. Buonasera. Ma che fate lì impalati?!” si affaccia Cristina mentre si
asciuga le mani con un panno “Venite, accomodatevi.”
Cristina è
una delle donne più sensuali che abbia mai conosciuto.
È da lei, me
ne rendo conto solo ora, che Alba, ha ereditato quel dirompente sex appeal. La
figlia ha un indiscutibile vantaggio nella scala dei miei appetiti sessuali: la
giovane età. Ma la mamma, si la mamma, ha le movenze e un portamento tali che
la renderebbero sensuale anche se indossasse uno scafandro da palombaro. È la
personificazione del concetto di charme.
Prendo un
bel respiro e mi avvio in soggiorno; la tavola, imbandita con puntuale eleganza,
scevra di orpelli, rispecchia in pieno la personalità della padrona di casa:
bellezza e concretezza.
Tra una
chiacchiera e l’altra, tutto scorre su un binario di normalità. Si scherza e si
ride ricordando le vacanze trascorse con le ragazze. Tutto fila liscio fino
alla fine della cena. Siamo oramai al caffè ed io sto per tirare un sospiro di
sollievo per lo scampato interrogatorio di Cristina quando Alba descrive la
buffa reazione di mia figlia - quando quella sera il barman le ha rovesciato il
cocktail sul vestito bianco -, e Cristina gela la nostra corale risata battendo
ripetutamente il cucchiaino sulla tazzina vuota.
CRISTINA:
“Ecco. Ci siamo. E da quella sera in poi, per voi tutti, i ricordi si fanno
evanescenti. Non è vero, Francesco? Non è vero, Alba?” Poi si volta verso di
me, interrogandomi con lo sguardo
IO: “Beh,
forse il caldo…”
CRISTINA:
“Non farlo.”
IO: “Non
fare che cosa? Cos’è che non devo fare?” Farfuglio cercando di capire come sia
possibile che abbia individuato un momento così preciso.
CRISTINA:
“Non farlo. Non offendere la mia intelligenza”
IO:
“Figurati! Io? E perché mai…”
CRISTINA:
“Forse sei in imbarazzo perché ci sono loro? Alba, perché non andate di sopra
tu e Claudia. Falle vedere come abbiamo sistemato il terrazzo, le nuove piante,
il dondolo, la piscina…”
CLAUDIA: “La
piscina? E’ vero, me l’avevi detto, che ne avete montata una…”
ALBA: “Ma
certo mamma. Vieni Claudia, andiamo… abbiamo messo anche una enorme piscina. Ti
va di metterti a mollo?” Si avviano verso la porta del soggiorno.
CLAUDIA:
“Siii!”
ALBA:
“Andiamo a cambiarci, allora”
La cosa si
fa seria, accidenti! E appena le ragazze sono uscite, ci ritroviamo faccia a
faccia io e Francesco con Cristina che riprende il suo interrogatorio: “Bene. E
allora, raccontami…”
IO: “E che
cosa c’è… da… da raccontare…”
CRISTINA:
“Che cosa? Vediamo… Ad esempio, Come mai i vostri ricordi, da quella sera in
poi, si fanno vaghi e imprecisi.”
IO: “Forse
un po’ di stanchezza…”
Guardo
Francesco in cerca di aiuto ma lui, come risposta, solleva le sopracciglia e
prende un respiro.
CRISTINA:
“Ma, sì. Certo! Siete in vacanza in un residence dove vi spolverano persino la
sabbia dagli infradito e voi, voi siete stanchi?! Stanchi?! E di far cosa?”
Cosa si
aspetta che le dica? In quel momento io non so davvero cosa potrei raccontarle
senza sbugiardare Alba e Francesco.
CRISTINA:
“Bene il tuo silenzio, la vaghezza di Claudia e… l’imbarazzo che vi accomuna
tutti, mi conferma che qualcosa è accaduto di sicuro. E deve essere qualcosa di
molto... particolare.”
Non so come
reagire a quel suo tono inquisitorio. Ha ragione: mi trovo davvero in
difficoltà! Cristina conosce il linguaggio del corpo, insegna ‘comunicazione
non verbale’ ai dirigenti di varie aziende e non posso raccontarle una balla
sperando che non mi smascheri. Meglio il silenzio…
CRISTINA: “E
va bene. Vuol dire che proverò ad indovinare. Vediamo… Da quando siete tornati,
Francesco non perde occasione per fare sesso vigoroso; perciò, dapprima ho
pensato che tanto rinnovato vigore derivasse dall’eco di una tresca tessuta con
qualcuna, lì nel residence. Ma, visto che non ci siamo mai nascosti nulla, che
ci siamo sempre confessati desideri e avventure vissute fuori dal nostro
rapporto, ho escluso questa eventualità“. Poi, voltandosi verso di me, incalza
“Non è una storiella estiva avuta da Francesco, ciò che state nascondendo. È
evidente!”
Il suo tono
ora è meno inquisitorio ma non consente comunque margini alle di cazzate.
Perseverando nella pratica del silenzio, le rispondo con un accenno di alzata
di spalle e scuotendo leggermente il capo. Cristina mi gela con un sorriso: “E,
quindi, mi stai dicendo che non ne sai nulla”
Ora il suo
tono è sottilmente ironico ma non sarcastico. Con lo sguardo, cerco ancora una
volta conforto e complicità in Francesco ma senza successo.
CRISTINA:
“E’ inutile che guardi mio marito; come vedi, è imperturbabile, impenetrabile,
omertoso. “
Sorride ma
al tempo stesso mi sferza con le sue domande. Perché?
CRISTINA: “È
lampante che la faccenda riguarda tutti e quattro. Ma in che modo?”
Io non ci
sto capendo un cazzo. Che cosa è che ha intuito questa donna? Che cosa ha
capito? Che cosa potrebbero avergli intendere Francesco e Alba?
Prendo un
lungo respiro, sperando che il sangue si affretti a portarmi ossigeno vitale al
cervello.
IO: “Tutti e
quattro…? - chiedo - Non saprei…”
Mi sento
alle corde.
Ha
individuato in me l’unico bersaglio da cui ottenere delle risposte. E non
molla.
CRISTINA:
“Risposta scontata…”
La sua
capacità nel dedurre i miei pensieri mi mette a disagio. Un disagio che si
manifesta in modo sempre più evidente.
CRISTINA:
“Se aveste fatto una delle vostre solite marachelle, me lo avreste detto. Che
so’… ad esempio se foste scappati da un ristorante, senza pagare il conto non avreste
difficoltà a dirmelo come quella volta a Terracina. O come quando avete suonato
i citofoni di tutti i residence di Taormina”
Infine,
senza ulteriori giri di parole, aggiusta il tiro: “Mio marito se la ride
sornione, tu hai l’espressione di un ragazzino beccato con le mani nella
Nutella e le ragazze sembrano turbate e inquiete. È qualcosa, quindi, che
gravita attorno alla sfera sessuale.” A quest’ultima frase il mio viso avvampa
in un rossore improvviso. Sono affascinato dalla sua abilità.
CRISTINA:
“Ecco ci siamo. Il sesso… ecco l’argomento che vi accomuna e vi rende complici.
Mia figlia, mio marito, il suo migliore amico e sua figlia hanno fatto qualche
porcata di quelle che non si possono dire. Ora mi è chiaro.”
Ormai sono
cotto. Non ho idea se e come uscirò da questa situazione. Ma credo che sia
arrivato il momento di scoprire il gioco. Tanto, ne sono certo, grazie al suo
mestiere e alla sua sensibilità, Cristina lo capirebbe comunque; quindi, è
inutile prolungare questa agonia. È ora che io e Francesco ci si accolli le
conseguenze di quel folle patto.
Guardo
preoccupato Francesco che, al contrario, sorride; sembra tranquillo. Sua moglie
riprende il discorso, dopo averci guardato di sottecchi: “Io una mezza idea me
la sono fatta ma vorrei che foste voi a parlare”
Inizio a
parlare lentamente, guardando in basso: “È stato un gioco. Ci siamo ritrovati
una sera a fantasticare, io e Francesco, su quanto le nostre ragazze, seppure
così giovani, potessero intrigare i maschi di ogni età. Abbiamo ricordato le
volte che abbiamo assistito agli ammiccamenti da parte del pubblico maschile
alle partite di pallavolo; le occhiate furtive captate sulla spiaggia… Oppure, quelle volte che è capitato di
beccarle a limonare coi propri ragazzotti del momento. E insomma, ecco… “
CRISTINA: “E
quindi? Prosegui…”
IO: “E quel
fantasticare ci ha preso un po’ la mano. Ci siamo eccitati al pensiero di
quanto, nonostante abbiano ancora forme acerbe, suscitino un forte desiderio
sessuale …”
CRISTINA:
“Questo lo hai già detto. Va avanti…!”
IO: “Ne è
nata una questione tra me e Francesco su quanto anche noi subissimo il fascino
della loro giovane età e delle loro fattezze. E così…”
Cristina non
aspetta che io prosegua, si alza in piedi e, allontanandosi dal tavolo dandomi
le spalle, ad alta voce afferma “…E così avete pensato di voler verificare
quanto potessero essere ‘femmine’ le vostre figlie.”
Ovvio che si
sta esprimendo per eufemismi poiché ha capito benissimo che io e suo marito non
ci eravamo limitati a semplici teorie. E mentre pensavo a come edulcorare una
risposta del tipo: ‘E che cazzo! Si, è così. Ce le siamo scopate con gusto, le
nostre bambine. Nessun altro lo potrebbe fare, meglio di noi! E ci siamo
divertiti e dato piacere reciproco! E si, Cazzo! non vedo l’ora di rifarlo!!!’
Solo a
immaginare di dire quelle cose, la mia cappella inizia a premere contro la
stoffa dei pantaloni e il mio membro si gonfia rapidamente.
Quindi
Cristina, rivolgendosi di nuovo a me con un sorriso, mi risveglia dai miei
deliri riportandomi alla realtà: “Giusto?”
Mi limitai a
un vago: “Più o meno…”
CRISTINA:
“Più o meno. Che risposta è?”
Cristina ha
notato il gonfiore della mia eccitazione. Provo ad accavallare le gambe per
nasconderla ma il movimento si rivela maldestro e nel farlo mi schiaccio una
palla. Ma nemmeno quel dolore mi è di aiuto per distrarmi e mettere a riposo il
mio membro.
CRISTINA:
“Ora, per come mi conosci, sai quanto io detesti i moralismi e quanto odio
l’ipocrisia. Rispondi semplicemente. Avete fatto sesso con le ragazze?”
Abbasso lo
sguardo e annuisco in silenzio.
CRISTINA:
“Bene. E ora che abbiamo dato la stura alle confessioni, direi che possiamo
spingerci un po’ più in là. Non vorrete dirmi che è tutto qui, no? Hai detto
che quelle fantasticherie le avete esternate quando eravate da soli, tu e lui.
Ma fammi capire…”
Si avvicina
e poggia delicatamente la mano sull’ erezione che non riesco a controllare.
“Vedo che il discorso ti ‘appassiona’.” Guardo nuovamente il mio amico, che
risponde facendo spallucce ancora una volta. “Con Francesco, spesso ti abbiamo
coinvolto nelle nostre fantasie tra le lenzuola. Ma sai come accade, no? ci si
preoccupa che inserire nel proprio letto un amico, possa portare l’amicizia
stessa a deteriorarsi. Per questo poi, dopo ogni orgasmo che ti vedeva inconsapevole
partecipante al trio, glissavamo sull’idea di coinvolgerti sul serio.” Non sapevo
di essere nelle mire delle loro fantasie di letto. Francesco non me ne ha mai fatto
cenno. Sto gongolando all’idea che io avrei accettato volentieri, quando la
mano di Cristina comincia a scorrere su e giù, in corrispondenza del mio rigonfiamento.
Sento il calore della sua mano attraverso il lino. “Mi sono sempre chiesta chi
ce l’avesse più grosso tra voi due” inizia a calarmi lentamente la zip…
deglutisco… serro le labbra. Vorrei che Francesco venisse in mio soccorso ma
non so come; sua moglie mi sta provocando vistosamente e lui è lì che si gode
lo spettacolo senza dire nulla. Cristina, insinua la mano nella patta e si
impossessa del bastone duro. Lo impugna come fosse uno scettro.
CRISTINA: “Bello gonfio, direi... e molto largo soprattutto!”
IO:
“Cristina, fermati per favore”
CRISTINA:
“Non ti piace? Vuoi davvero che mi fermi? Eppure vedo come mi osservi, a volte.
Mi spogli con gli occhi”
IO: “Si. Cioè,
no. Si, insomma, a me piace… ma che c’entra tutto questo?”
CRISTINA:
“Non lo sai che quando si è al top dell’eccitazione si confessa ogni cosa? Fantasie,
avventure… tutto: sogni, pulsioni, porcate… e di porcate voi due ne avete fatte
in quella settimana, con le nostre bimbe”. Così dicendo libera il mio cazzo
dalla trappola dei pantaloni e comincia un’azione lenta e delicata: la sega più
deliziosa e raffinata che abbia mai ricevuto prima.
CRISTINA:
“Ecco. Ora, se mi racconti ogni cosa, magari provo a dartici un bacino qui,
sulla punta. Ti va?”
Non capisco
a che gioco stia giocando ma chiudo gli occhi e mando indietro la testa. La
sola idea di un suo pompino accompagna da anni le mie sessioni onaniste.
CRISTINA:
“Certo che ti va…”
Ancora una
volta, aveva ragione. Ero eccitato e pronto a raccontarle tutto.
L’idea poi
che una settimana prima mi ero scopata la figlia e che ora la madre mi stesse
per fare un bocchino, aggiungeva piacere al piacere.
CRISTINA:
“Dai, tu inizia a raccontare, così magari mentre tu racconti, io posso..."
e senza aggiungere altro si inginocchia davanti a me "Ha proprio un buon
profumo il tuo pisellone“. E dopo averlo
osservato con desiderio, dopo averlo annusato, dopo averlo stretto ritmicamente,
poggia la punta della lingua sul meato, già umido del mio liquido. ‘Ora, se non
la smette le vengo in faccia’. Francesco si avvicina a noi e, quella che sembra
essere una carezza verso la testa della moglie si tramuta in una delicata
spinta alla nuca per indurla a prendermelo in bocca.
IO: “E’
vero. Qualcosa è accaduto, tra noi e le ragazze. Ci siamo spinti forse troppo
in là. Abbiamo superato un tabù che pensavo non avrei mai infranto. Quella
sera, la prima sera, pensando che non ci fosse nessuno nel nostro appartamento
sono andato nella stanza delle ragazze. Volevo curiosare tra la biancheria
intima di tua figlia, annusarla e magari… Mmmmh che bocca che hai!”
CRISTINA:
“Continua a raccontare. Vuoi che smetta?”
IO: “No, no…
ecco. Appena sono entrato nella stanza ci ho trovato tuo marito: Francesco era
lì, di spalle alla porta che si stava masturbando tenendo una mutandina di mia
figlia sotto il naso e una avvolta attorno al cazzo.”
CRISTINA:
“Siete veramente dei porci depravati! Tutto qui? Non avete fatto altro? Avanti,
raccontami tutto. Non te ne pentirai.” così dicendo si riavvicina alla mia
cappella e si infila lentamente tutto il mio cazzo fino in gola. Chissà, forse
pensa che è tutta qui quella che lei definisce la nostra porcata… ma l’azione
della sua bocca non mi permette di essere lucido e con fatica, riprendo il mio
racconto.
IO: “È stata
quella l’occasione in cui ci siamo confessati che ognuno ha desiderato la
figlia dell’altro”
Cristina,
interrompe per un minuto il suo accurato bocchino: “È chiaro! Non avendo il
coraggio di superare il tabù dell’incesto, vi siete limitati ad una azione
feticistica indirizzata ognuno verso la figlia dell’altro? Sei davvero un
pervertito” la sua voce ora è cambiata. Credo che sia per via dell’eccitazione
che le sta salendo.
FRANCESCO:
“Perché parli al singolare? Ce le siamo fatte tutti e due le nostre figlie,
avevamo fatto un patto, per questo.”
CRISTINA:
“Un patto? Si, me lo immagino, il vostro patto. Il tema era: mettere in atto un
incesto incrociato! Tu tua figlia e lui la sua? E a chi è toccato per primo?”
FRANCESCO:
“Prima io sua figlia e poi lui la mia... Cioè, la nostra.”
CRISTINA:
“La stessa sera? Eravate tutti e quattro insieme?”
IO: “No, non
tutti insieme.”
FRANCESCO:
“È successo in momenti diversi. Ho cominciato io, per primo, a dedicarmi a
Claudia”
Cristina,
rivolgendosi a me: “E tu, eri presente? Dov’eri?”
IO: “Si,
c’ero. C’ero anch’io. Dapprima solo come spettatore e poi…” Cristina, mi
slaccia la cinta dei pantaloni e me li sfila.
CRISTINA:
“Continua…”
IO: “E poi
mi sono unito al loro gioco.”
CRISTINA:
“Insomma, Francesco ha posseduto Claudia davanti a te e poi anche tu te la
sei...?"
IO: “Si. Me
la sono fatta anch’io mia figlia.”
CRISTINA:
“L’avete presa in due! E com’è stato? Come ti sei sentito tu che sei il padre.
Cosa hai provato nel vederla fare sesso con un uomo davanti a te. Un uomo
maturo. Il tuo amico...”
IO: “È stato
qualcosa di inedito, strano. Doloroso e appagante. Non posso nascondertelo. È
stato bellissimo. Anche perché poi anch’io l’ho posseduta.”
CRISTINA:
“Due bastardi! Due uomini maturi, bastardi, che si approfittano dell’ingenuità
di una ragazzina.”
FRANCESCO:
“Beh, insomma. Approfittare…”
IO: “Non era
quel che volevo, non all’inizio, almeno. Il patto era che Francesco si sarebbe
fatto Claudia ed io Alba. L’incesto non era contemplato”
CRISTINA:
“Rimane il fatto che siete due proci, maiali, pervertiti… Questo è successo,
dicevi, la ‘prima sera’. Quindi ce ne sono state altre? Che aspetti? Racconta!”
IO: ”Qualche
giorno dopo, la sera del ritorno, sul traghetto, io… io ho avuto il piacere di
possedere tua figlia.”
CRISTINA:
“Ed anche quella volta eravate voi due e solo una ragazzina, giusto?”
IO: “Si.
Avevamo fatto in modo che io restassi solo con Alba e poi Francesco ci avrebbe
raggiunto”
CRISTINA:
“Vi sembrerà una domanda ovvia ma vi scongiuro di rispondere sinceramente:
avete usato loro violenza? Le avete stordite con qualche sostanza, fatte bere?
O, forse, le avete ricattate?”
IO: “No, ma
che dici?”
FRANCESCO: “Ma che dici? Nessuna coercizione e nessuna violenza. Era un punto importante del nostro patto”
CRISTINA: “Il vostro patto… si, vabbè… non venirmi a dire che ci voleva un patto per fottere le vostre figlie"
...continua
Tutti gli episodi letti fin qui mi hanno stupito. Non solo per il tema ma anche per come sai far immergere il lettore nel racconto
RispondiEliminaComplimenti
Ovvio che nessuno metterebbe mai in pratica davvero simili situazioni ma oniricamente parlando, sono davvero belli questi racconti