Cristina non
si mostra particolarmente sorpresa da un simile accordo tra me e suo marito.
CRISTINA:
“Un patto per fare sesso con le vostre figlie… me lo dovevo aspettare. È
bizzarro come argomento ma da voi due c’è da aspettarsi di tutto. Eh, sì!
Ricordami un po’ come recitava questo vostro patto, questo trattato?”
FRANCESCO:
“Mi scopo tua figlia ma solo se tu ti scopi la mia. Altrimenti non se ne fa
nulla.”
CRISTINA: “E
questi sarebbero i termini?”
FRANCESCO:
“Si. Esatto. Ci siamo ripromessi che ci saremmo limitati solo ad un rapporto
orale che, come diceva Hillary Clinton, non si può nemmeno considerare sesso.”
Cristina,
sempre a Francesco: “Che stronzo che sei!” e poi a me: “Parla tu, che sembri
più serio.”
IO: “No,
però ha ragione. Sul sesso orale, intendo. Volevamo limitarci a quello. E poi,
solo se le ragazze fossero state d’accordo, ci saremmo spinti più in là.”
CRISTINA: “E
ora mi direte che in fondo, ma moooolto in fondo, non avete avuto problemi a
spingervi più in là e che nemmeno le ragazzine hanno avuto problemi a farsi
‘spingere’ da voi.”
IO: “A dire
il vero, non abbiamo dovuto insistere molto”
CRISTINA: “E
quante volte lo avete fatto con ciascuna? Si, dico, quante volte ve le siete
‘spinte’? E poi, lo avete fatto anche dopo, qui a Roma? E tu Francesco, degno
compare del tuo amico, hai assistito alle attenzioni di questo porco verso tua
figlia e ti sei eccitato al punto che te la sei fatta pure tu?! E come l’avete
fatto, dove glielo avete messo? Pervertiti!” Mentre fa tutte queste domande
prende a spogliarsi. “Aspetta… Aspettate a rispondere”. La guardo perplesso.
“Te l’avevo promesso che se avessi parlato non te ne saresti pentito.”
Cazzo! Ma è
impazzita? Non sono un mago ma non ci vuole molto per capire cosa ha in mente
di fare. Tutte queste domande e le ipotesi che ha formulato in questi giorni,
devono averle fatto perdere il lume della ragione. O forse è una tattica per
indurmi ad abbassare la guardia e raccontarle ogni cosa per poi farmene
pentire.
No, ma che
dico? Magari vuole semplicemente prendersi una rivincita con il marito facendo sesso
con il suo migliore amico. E, per giunta! Davanti a lui.
Ma, cazzo!
Quanto è fregna così, nuda! Eh, no! Ma io non posso! Cristina è la moglie del
mio migliore amico! Non posso… non posso… Non posso? Come sarebbe a dire: non
posso? Ma che sto pensando?! Che coglione che sono! Non ho avuto scrupoli a
farmi sua figlia e ora perché dovrei farmene se mi scopo sua moglie? O forse è
lei che sta per scopare me? Non importa ‘chi’ scopa ‘chi’. Non ci sto capendo
proprio un cazzo e glielo dico: “No, aspetta Cristina.”
CRISTINA:
“Cosa c’è? Non ti piace come lo faccio? Ti ho fatto male coi denti? Il fatto è
che tu ce l’hai largo e…”
IO: “No, che
c’entra? Il fatto è che io non ci sto capendo nulla. Ti ho confessato che mi
sono fatto tua figlia e che tuo marito s’è fatto la mia e tu, invece di
prenderci a calci in culo, prima mi dai del pervertito e poi ti dedichi a farmi
un pompino? Credimi. Non ci capisco più un cazzo!”
Cristina mi
sorride, poi mi fa sedere sul divano. Si inginocchia tra le mie gambe, prende
il mio sesso con tutte e due le mani e, masturbandomi lentamente, mi guarda
negli occhi e mi dice: “Non sono impazzita. La verità e che da questo vostro
gioco a quattro, io mi sento un po’ esclusa e, soprattutto, a me tutta questa
cosa eccita da morire.”
IO: “Ti
eccita?”
CRISTINA:
“Si, non sai quanto”
IO:
“Davvero, credimi, non capisco. Che cosa ti eccita?”
CRISTINA: “È
semplice da capire. Quel che hanno vissuto prima tua figlia e poi mia figlia è
stato anche un mio desiderio.”
IO: “Scopare
con noi due? Potevi dirlo prima, no? Dico bene, Francesco?”
FRANCESCO:
“È vero…”
CRISTINA:
“Hai ragione non ci stai capendo nulla. Non mi riferivo a fare sesso con te e
mio marito insieme. No. Sto dicendo che quando ero adolescente avrei voluto
anch’io essere scopata da mio padre, si… “
IO: “Da tuo
padre?”
CRISTINA:
“Da mio padre e anche da mio zio. Prima uno poi l’altro e poi da entrambe
contemporaneamente. Mi sono masturbata migliaia di volte fantasticando e
sognando situazioni dove mi trovavo in mezzo a loro. Una, in particolare, se ci
ripenso mi eccita ancora adesso: avevo quattordici anni e mi immaginavo di
trovarmi sola in casa. Andavo in camera di mamma e papà, come facevo spesso,
per truccarmi e vestirmi con gli abiti di mia madre. Ad un tratto, sempre in
quella mia fantasia, mentre mi sto specchiando mi sento chiamare. È mio padre,
che entra in camera, seguito da mio zio. Mi guardano, sorridono, mi scrutano
con attenzione, commentano il fatto che io mi sia truccata troppo e che forse
ho bisogno di qualche consiglio, così si avvicinano e cominciano a carezzarmi
il viso, i capelli, le spalle. E mentre mi sussurrano all’orecchio quanto sia
piacevole carezzarmi mi sollevano la maglietta, quel tanto che basta a lasciar
scoperto il reggiseno. Mio padre mi bacia sul collo mentre mio zio mi slaccia
il reggiseno e prende a stuzzicarmi i capezzoli.”
Vedo
Francesco che s’è calato la zip dei calzoni s’è preso l’uccello in mano e
comincia a menarselo lentamente, alla sua maniera, in tutta la lunghezza.
Sembra più eccitato di me. Anche Cristina lo nota e senza interrompere la sua
azione sul mio membro, riprende il suo racconto: “Nel mio delirio sensoriale
percepivo il calore dei loro corpi e sentivo le loro mani dappertutto. Mio
padre, mentre con una mano si impossessava del mio sesso, attraverso la gonna,
mi diceva: “Non avere fretta di crescere. Non hai bisogno di trucco e abiti da
donna per essere bella.” A quelle parole di mio padre, sentii un brivido
scuotermi tutto il corpo”
Mi resi
conto che il mio cazzo, ancora in mano a questa femmina eccelsa pulsava
chiedendo di godere.
E lei lo
avvertì perchè manifestò un piacere maggiore nel raccontare, quel suo sogno di
adolescente: “…mio padre da una parte e mio zio dall’altra mi fecero poggiare
con le spalle allo specchio dell’armadio. E mio zio: “Ora ci pensiamo noi a
farti diventare grande …” e mentre con una mano si slacciava la cinta dei
calzoni, con l’altra prendeva la mia mano per portarsela sul cazzo. Mio padre,
che aveva abbassato la lampo e s’era cacciato fuori il bastone, fece
altrettanto. Avevo due cazzi nelle mie mani. Ho ancora viva l’immagine che mi
ero costruita di quel momento in particolare: i loro cazzi eretti; il palmo delle
mie mani che lentamente avvolgono le cappelle, simulando due bocche; la punta
dell’indice di ogni mia mano che si sofferma in quella piccola insenatura che è
tra il pube e la base del membro. Poi, sempre con la mano atteggiata come una
bocca appena socchiusa, risalivo lentamente per poi riscendere. Che cazzi
splendidi avevano! Avrei voluto passarmeli in ogni parte del corpo. Sognavo,
speravo, desideravo fortemente di farli impazzire con orgasmi infiniti. Ecco. È
per questo che vi sto chiedendo di raccontarmi tutto. È come se attraverso il
vostro racconto, potessi concretizzare quei desideri che io alla loro età non
ho mai realizzati.”
IO: “Allora
è proprio questa la molla! La smania che avevi da adolescente di farti scopare
da tuo padre.”
Francesco
intanto s’è spogliato.
CRISTINA:
“Si. Ed anche da mio zio. Un desiderio mai sopito che ha innescato in me la
voglia di farlo con due maschi. Ma non con due cazzi qualsiasi; due maschi
speciali. E credo di averli trovati.
IO: “Noi?”
CRISTINA:
“Voi avete avuto la sfrontatezza di fare con Alba e Claudia quel che avrei
voluto che facessero mio padre e mio zio con me."
Così dicendo
affonda il mio cazzo nella sua bocca e con una mano afferra il cazzo del
marito, masturbandolo con misurato contenimento.
Poi, prima
di invertire, prendendo in bocca il cazzo del marito e masturbando me,
sussurra: ”Ora tocca a te. Raccontami cosa avete fatto alle nostre bimbe.”
Mi rendevo
conto che tutto ciò era inverosimile. Si, insomma, è una di quelle cose che
quando le inizi a leggere su un libro o un sito di racconti erotici, pensi:
“Seee, vabbè! Sono tutte cazzate!” e passi oltre.
Sono sicuro
che neanche nella peggiore narrativa erotica io abbia mai letto una stronzata
simile. Eppure a me stava accadendo per davvero. E questo pensiero appannava il
cervello, ero eccitato al punto che non riuscivo a ricordare con lucidità quel
che avevamo fatto con le nostre figlie.
IO:
“Perdonami ma se tu continui così, le mie sinapsi sono ingovernabili: io non
riesco proprio a mettere insieme i ricordi. E poi potrebbero rientrare da un
momento all’altro…”
CRISTINA:
“Chi, le ragazze? E se anche fosse? Temi che si sconvolgerebbero a vederci qui
tutti e tre a fare sesso? Pensi che, dopo il trattamento che gli avete riservato,
si scandalizzerebbero?”
IO: “Beh,
forse…”
Non mi dà il
tempo di risponderle: “Tu le stai sottovalutando. Hanno già avuto le loro
esperienze, lo sai. E poi, non hai idea di quante volte le ho sorprese a
navigare sui siti porno. Altro che fare i compiti insieme! Ci vorrebbe ben
altro per scandalizzarle. Gustarsi questi bei cazzi per loro è stato come andare
sulle montagne russe: paura e adrenalina in quantità massicce. Credimi se ti
dico che con il desiderio che si ha quell’età, grazie al vostro patto, hanno
goduto come matte. Se lo ricorderanno tutta la vita.”
IO: “Forse
hai ragione ma io…”
CRISTINA: “Va
bene. Avremo occasione di parlarne più in là. Ora sono stanca di sentirmi
esclusa da questo carosello. Mettetevi, così, stendetevi tutti e due. Mettete
le gambe a forchette incrociate.”
FRANCESCO:
“Che cazzo vuol dire?”
CRISTINA:
“Così… ecco bravo. Anche tu… Ora avvicinatevi. Li voglio gustare
contemporaneamente”, ci fa stendere con le gambe incrociate e i due membri
ritti, vicinissimi. E quando i nostri genitali sono a contatto, lo scroto di Francesco
contro il mio, lei in un’unica presa con entrambe le mani, stringe i nostri
cazzi come se fosse uno solo. “Finalmente… l’ho sempre desiderato” e dopo
averci masturbato in quel modo insolito si cimenta in un’opera impossibile:
infilarsi tutte e due i cazzi in bocca contemporaneamente.
FRANCESCO:
“Che troia che sei!”
IO: “Di la
verità, Francesco, pensavi che tua figlia avesse preso soltanto da te i suoi
appetiti sessuali, vero?”
FRANCESCO:
“No… è che conosco la carica erotica di mia moglie ma non avevamo mai sperimentato
dal vero il gioco in tre. E poi non mi aveva mai parlato di quel desiderio:
farsi scopare dal padre e dallo zio…”
IO: “Il
frutto non cade mai lontano dall’albero”
FRANCESCO:
“Ma senti chi parla! Chi sei, Confucio?”
CRISTINA:
“La volete smettere! Se mi fate ridere con due cazzi in bocca rischio di
soffocare”
La
disinvoltura con la quale ormai eravamo arrivati al cazzeggio, rendeva l’idea
di quanto Cristina fosse vicina allo spirito mio e di Francesco, più di quanto
avessi mai potuto immaginare. Era come se fosse stata nostra complice da
sempre.
FRANCESCO:
“No, no. Per carità. Non soffocare proprio ora. Anzi, fai una cosa…” Francesco fa
cenno a me di sedermi e a lei di alzarsi, poi la invita mettersi a cavalcioni
su di me. E mentre lei si cala, con la schiena contro il mio petto, lui afferra
il mio cazzo per indirizzarlo dentro la fregna di sua moglie. “Santiddio, come
è bagnata!” Poi mette la testa in mezzo alle cosce della moglie e fa aderire la
sua lingua in tutta la sua estensione su quella bella fregna umida e profumata.
IO: “Eh, no
ragazzi. Così non resisto…”
CRISTINA:
“Risparmiati, invece. Resisti. Perché voglio vederti mentre lo fai con mia
figlia”
Francesco
coglie subito l’invito implicito della moglie, mirato a far partecipare Alba e
Claudia, si alza si infila la camicia e va diretto in terrazza.
IO: “Credi
sia il caso? Non ti facevo così… così…”
CRISTINA:
"Così troia?"
IO: “Ecco,
si, appunto”
CRISTINA:
“Hai ragione quando dici che mia figlia ha ripreso da me. Lo so di essere una troia,
vera, autentica. Troia ma non zoccola... Ed anche Francesco lo sa. Mi ha
sposato proprio per questa mia ‘qualità’. E come sai, noi siamo sempre stati
una coppia aperta. Ma nel senso stretto del termine.” Così dicendo si alza,
sfilandosi il mio cazzo, mi invita a stendermi sul tappeto davanti al divano e
si impala con cautela, per non lacerarsi, a smorzacandela: “Dio, che
meraviglia! Non ne avevo mai provati di così larghi” nonostante io sia seduto
sotto di lei provo a spingere e a muovermi su e giù. “No, no… no. Non muoverti.
Fammelo gustare ancora. Che sensazione indescrivibile di pienezza, di
completezza.”
Sto per
impazzire. La sua fica è così duttile ed elastica che è come se, con essa, mi
stesse facendo un pompino. Se non mi fermo, esplodo ed è meglio che ora io mi
distragga. E così, decido che sia meglio cambiare posizione: metto Cristina a
pecorina e le lecco la passera prima di infilarla nuovamente. Mi sono calmato
un po’ ed ora posso infilzarla di nuovo. Sono di schiena alla porta e la
possiedo stando quasi in piedi mentre lei offre, ai tre che stanno entrando, lo
spettacolo meraviglioso della sua vagina che si apre sotto le mie spinte lente
e profonde. Mi volto verso di loro, senza smettere la mia azione.
Alba e
Claudia sono ferme sulla porta, tenendosi per mano. Dietro di loro Francesco,
sorridendo, le invita a riprendersi dalla sorpresa e, poggiando le mani sui due
sederini, le spinge ad entrare. Chissà se gli aveva annunciato cosa stava per
accadere.
Alba esclama
sorpresa: “Mamma?!"
CRISTINA:
“Vieni qui, tesoro, vieni qui davanti. Fatti vedere da me. E anche tu Claudia.
Venite qui.”
Le due
ragazzine, sempre tenendosi per mano, si portano davanti a Cristina che a
quattro zampe continua a subire la pressione del mio cazzo, che s’è fatto più
largo del solito.
CRISTINA: “E
tu non fermati. Dio, come è grosso! Come siete belle bambine!”
Alba si
inginocchia, invitando Claudia a fare altrettanto. Ora sono una di fronte
all’altra, davanti a Cristina. Sua figlia carezza mia figlia; prima i capelli,
poi il viso, il collo, le sposta una spallina della canottierina e vi deposita
un bacio delicato. Claudia poggia la mano sul seno della sua amichetta, ancora
protetto dal tessuto della canottierina. Francesco, che nei primi istanti si
era tenuto in disparte, si avvicina alle due ragazze e, con garbo e
delicatezza, le aiuta a spogliarsi. Il suo cazzo lungo e sottile svetta
pulsante. Mentre io continuo a stantuffare dentro questa troia splendida, mi
gusto la scena, come se vedessi tutto al rallentatore. E quando Francesco,
aiutando Claudia a sfilarsi il vestitino, le tocca involontariamente la pelle
scoperta, col suo cazzo, il sangue mi va alla testa. È un’immagine netta. Che
ho visto mille volte nella mia mente: il cazzo di un uomo che deliberatamente
sfiora mia figlia.
Come, ad esempio, tutte le volte che va in giro sugli autobus con le sue amiche: sono sicuro che qualcuno, approfittando della sua ingenua freschezza, si ecciti e le poggi il cazzo tra le chiappe o peggio. Ma sull’autobus il contatto tra i corpi è mediato dal tessuto dei vestiti. Qui no! Il cazzo di Francesco sfiora ripetutamente il braccio, il seno la spalla di mia figlia. Pelle contro pelle… Potrei sborrare ora anche solo a questo pensiero.
Continua...
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