Il sesso... è da sempre un elemento che presidia tutti i
miei pensieri.
E' così. Ed è così fin da quando ero bambino...
Durante l'adolescenza mi masturbavo in continuazione; il
ritmo medio era almeno di una mezza dozzina di pugnette al giorno e i temi del
mio sollazzo erano di varia natura. Ovvio che su tutti c'era la fica, anche se
non ne avevo mai vista una "vera".
Ma è opportuno che io prenda a raccontare dall'inizio.
Avevo 6 anni e Marcella, una bimbetta più grande di me di un
anno, anzichè dedicarsi con me al classico 'gioco del dottore', ha pensato bene di arrivare subito al
sodo, ritenendo superfluo passare per pantomime che evidentemente lei aveva già rappresentato con altri maschietti più grandi di lei.
Un giorno, stanchi dei soliti giochi estivi, mi fa:
"Facciamo un altro gioco". Prende il mio uccello in mano,
saggiandone la consistenza e se lo infila in bocca e invitandomi poi a leccarle
la fichetta glabra e succosa.
Fu la mia iniziazione al gioco del sesso.
Ancora oggi ricordo quella esperienza come una delle cose
più emozionanti della mia vita.
Fino a quel momento non sapevo nemmeno come fosse fatto il
sesso femminile: la vagina, intendo...
Fu lei, Marcella, la prima a girare quell’interruttore che da allora mi ha reso quel porco erotomane che sono tuttora.
Da allora, in mille modi diversi, ho cercato l'autogratificazione attraverso il piacere. E non mi riferisco solo al piacere fisico.
La mia infanzia, dicevo, mi ha comunque forgiato,
traviandomi in tutti i sensi.
Ho giocato incestuosamente, tra i 6 e i 9 anni, con mia
sorella praticando cumnilinguo, pompini, sesso anale. Ma su mia sorella tornerò
a raccontare in un altro momento…
Ho sverginato mia cugina quando avevamo entrambe 11 anni.
Lei, come tutte le femminucce, a parità di età, era più matura fisicamente e
mentalmente di me.
Dal mio canto, avevo già (me lo diceva anche Marcella) una mazza di dimensioni considerevoli. Eh si.
Era una bella nerchia per un ragazzino di 11 anni. Forse l'uso continuo e
costante che facevo nel massaggiarmi la verga, contribuì a farmela crescere in
quel modo.
Dicevo di mia cugina, Ivana. Eravamo in vacanza con gli zii, i suoi genitori. Per praticità noi ragazzini, io, la mia sorellina, mio cugina e il suo fratellino, dormivamo in un unico lettone.
La prima notte, sondai il terreno sfiorandola e palpandole
varie parti del corpo, sperando che lei non si svegliasse. Confidavo anche nel
fatto che i nostri fratellini, entrambe otto anni, avrebbero dormito sodo dopo
una giornata di mare.
Forte della mancata reazione di Ivana della la prima
notte, la notte successiva mi spinsi oltre ai semplici palpamenti, accompagnando questi a silenziose e delicate seghe.
Mi muovevo con cautela ma con decisione. Senza fare rumore,
almeno credo. E comunque senza muovermi troppo nel letto, per non svegliare i
fratellini, ospiti del lettone.
Era la prima volta che adottavo una tecnica da rapace.
Ho approfittato di lei, del suo silenzio e della sua
sorpresa. si sveglio e mi sussurrò soltanto: "Ma che fai? potrebbero
svegliarsi!". Non le risposi e, con piccoli e impercettibili progressi,
dopo circa mezz'ora, sono riuscito ad entrare tutto dentro di lei. pochi colpi,
lenti e moooolto sentiti cerebralmente e... le ho schizzato dentro un'infinità
di volte. Le ho inondato la passerina con le mie prime acque contenenti solo
tracce di spermatozoi.
Il giorno dopo, tra me e Ivana tutto andò come se niente
fosse successo. peccato che non ci fu mai una terza notte.
......................................................
Ma non ebbi solo esperienze etero, in quel primo periodo
della mia vita sessuale.
Come molti a quell’età, la curiosità verso queste cose
spinge con incoscienza a sondare in molte direzioni. Si sperimentano, senza
troppi tabù, quali sono le cose che danno emozione e producono piacere.
Anche con escursioni nell’omosessualità.
Nel mio caso, poca
cosa, intendiamoci... ma non rinnego nulla, non me ne rammarico e non me ne
vergogno.
Cosa da ragazzini, ovviamente... Ad esempio, un mio cugino
di un paio di mesi più grande, quando avevamo 10 anni, volle che gli prendessi
l'uccello in bocca.
La cosa non mi dispiacque ed anche se sapevo che, per
convenienza, era una cosa da non dire tra noi ragazzini, ci divertimmo spesso a
fare questo gioco e in posti impensabili, senza mai destare sospetti nei
rispettivi genitori.
Sempre in quel periodo, un ragazzo di 16 o 17 anni mi promise dei giocattoli che per me erano
"inarrivabili".
Avrei soltanto dovuto permettergli, così mi disse, di
poggiare la sua “cappella” al mio “bucio”.
Non si limito a poggiarlo, ovviamente.
Era estate e spesso, dopo cena, potevamo scendere e
ritrovarci tutti a giocare a nascondino. Per strada c’erano ragazzi e ragazzini
di ogni età.
In una di quelle sere, durante la conta per nascondersi,
Franco (così si chiamava quel ragazzo più grande) mi ha portato in un
seminterrato di un palazzo in costruzione, vicino casa nostra.
Mi aveva fatto salire in piedi sopra a dei blocchetti di
tufo.
Lui era dietro di me che gli davo le spalle.
Lo sentivo avvolgermi con un braccio e armeggiare
all'altezza del mio tenero culetto già a portata del suo grosso cazzo da
adulto.
Si sputò sulla cappella e mi disse che lo avrebbe solo
poggiato e che non dovevo muovermi sennò mi avrebbe fatto male… e lui, disse
volendomi rassicurare, non voleva farmene.
Aggiunse anche, che avrei provato un po' di bruciore ma avrei
dovuto resistere perchè poi, secondo lui, avrei cominciato a provare piacere e
comunque... se mi fossi ribellato non mi avrebbe più dato i giocattoli promessi
Forse io annuì o forse non dissi niente.
Ero confuso ed eccitato.
Provò a spingermelo dentro ma inutilmente. Lui lo spingeva
con sempre maggior foga ma non entrava... Il mio forellino vergine non ne
voleva sapere di cedere.
Fin lì non sentì nessun dolore e rimasi impassibile.
Non avevo mai visto il pisello di un adulto ma doveva essere
grande se questo non riusciva ad entrare nel mio forellino.
Rimasi impassibile pensando che fosse tutto lì il gioco,
illudendomi di quanto fosse stato facile guadagnarmi quei giocattoli.
Lo lasciai fare, crogiolandomi all'idea che da li a poco
avrei avuto la mia gratifica.
Lui, invece, approfittando della mia passività, pensò di
procedere diversamente: mi fece voltare e inginocchiare. fu la prima volta che
vidi un cazzo... uno vero, intendo. mica il piselletto mio o quello di mio cugino
o dei miei coetanei. Rimasi allibito...
Lui, vedendomi esitare mi ordinò di aprire la bocca, cosa
che feci senza discutere, e lui senza pensarci due volte fece sparire la sua
cappella oltre le mie labbra.
Aveva un sapore che non conoscevo e mi dava una strana
sensazione. La cosa che mi rimase impressa più di altre fu che quel tarallo era
morbido e duro allo stesso tempo. Istintivamente presi a succhiarlo.
"Ciuccialo! Così. bravo! Pare che lo hai sempre
fatto... chissà quanti te ne sei già ciucciati, vero troietta?"
Troietta? Non ne conoscevo il significato. Non capivo cosa
dicesse e con chi ce l'avesse... Dopo un po' di avanti e dietro dentro la mia
bocca, mi fece alzare di nuovo, in piedi sui mattoni voltandomi di spalle.
Mi afferrò di nuovo con un braccio, forse per paura che
potessi sfuggirgli, e con l'altra mano accompagnò la cappella all'imboccatura
del mio culo.
Prese a spingere, stavolta con più decisione.
Fu inesorabile.
Lo sentivo che si faceva strada e più spingeva e più provavo
dolore.
Glielo dissi ma lui non volle saperne di fermarsi.
Lo sentivo ansimare e ad ogni respiro diceva che avrebbe
finito presto, diceva che ero bravo.
Mi chiedevo cosa stesse facendo quel ragazzo dietro di me? E
mi dicevo: allora queste cose non si fanno solo tra maschi e femmine..?!
E intanto lui era riuscito ad infilare tutta la cappella. si
fermò per un lungo istante. Poi riprese a spingere ma senza fare su e giù come
prima. Spingeva a basta.
Sentivo il suo cazzo salirmi dentro e mi pareva quasi che mi
soffocasse, come se mi fosse arrivato in gola.
Io gli dicevo che mi faceva male ma lui non mi mollava.
Continuava a dirmi: "Non preoccuparti. Faccio piano.
dai, stai fermo che finisco subito. sei proprio una brava troietta. Un altro po' e poi esco"
Rallentava e accelerava. Poi si fermava. E quando si fermava
era solo per allargarmi di più le natiche
con le mani e poterlo spingere più in profondità.
Me lo mise tutto dentro, forse, credo… non so… non ci capivo
più nulla.
Provavo un misto di sensazioni inedite: sentivo il mio
cazzetto gonfiarsi e il culetto bruciare mentre le gambe si facevano molli e
facevo fatica a stare diritto..
Lui, per tenermi immobile, teneva il suo mento poggiato
sulla mia spalla. Cominciai a lamentarmi con maggior convinzione. Lui iniziò ad
ansimare più forte: "ferma puttanella, che ti piscio in culo..."
Prese a sussultare e ad ogni sussulto a spingerlo ancora più in fondo.
Ormai, era fatta.
Era arrivato al suo momento finale.
Ricordo ancora la strana sensazione che provai nel sentire i
fiotti del suo liquido arrivarmi dentro il più profondo angolo del mio
intestino. Non si era contentato di avermi rotto il culo. Volle umiliarmi
sborrandomi dentro.
Io non capivo cosa fosse quel liquido che mi inondava le
viscere. Era la prima volta che entravo in contatto col liquido seminale.
Sentivo soltanto che ad ogni affondo, mi scaricava in culo
caldi e violenti fiotti di sborra.
E il mio culo ospitò quel fluido fino al giorno dopo, credo.
Lo ricordo, perchè anche a distanza di ore, avvertivo quella
miscela appiccicaticcia colare dal mio sfintere.
Tornammo tra gli altri ragazzini che, giocando ancora a
nascondino, non si accorsero che io ero stranito da quel che avevo appena
vissuto e riprendemmo a giocare come se niente fosse accaduto.
Da lì a qualche giorno lui se ne vantò con amici comuni,
anche in mia presenza: “Gli ho fatto il culo. È una brava puttanella. Vedessi
come gli piace ciucciare il cazzo. Gli ho anche pisciato in culo.”
Ci rimasi male.
E mentre lo sentivo dire queste cose di me, ancora una volta
un misto di sensazioni mi confondeva le idee. Inspiegabilmente avvertivo che
ripercorrere con la memoria quell'esperienza mi illanguidiva, mi eccitava. Mi
sentivo umiliato e ferito ma mi si intostava il pisello.
Forse risale a quest'episodio, il trarre godimento dal
conflitto piacere/umiliazione.
Un piacere, il mio, che esprimo e vivo attualmente da
entrambe i punti di vista.
Da potenziale umiliato, mettendo la mia ex moglie a
disposizione di cazzi arrapati e spesso
sconosciuti, godendo di riflesso del loro piacere.
E, diversamente, trasmettendo quell'umiliazione piacevole a
chi, offrendomi la propria compagna, sia essa moglie fidanzata o amante, ha la
cultura e i trascorsi di vita tali per farmi godere pienamente della sua donna.
Parlandone ora, mi rendo conto dei motivi per cui mi piacque avere tutte quelle attenzioni da quel ragazzo: il fatto che mi sodomizzasse con foga ma con delicatezza; il sentirmi scorrere nelle viscere quel liquido caldo, che ancora non sapevo cosa fosse.
Si. Era quello il mio
godimento: essere oggetto di desiderio e di piacere.
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molto interessante. molto eccitante. anche io ho vissuto da ragazzino una cosa come questa ma non ci avevo pensato mai a quanto mi condiziona pure adesso quel primo atto sessuale. grazie. continua così
RispondiEliminauna cosa comune a molti. e pochi lo confessano. bravo che e che ciai avuto il coraggio di dirlo
RispondiEliminaTi ho appena scoperto e con sorpresa la tua storia "iniziatica" è similare anche se non uguale alla mia. Adesso mi rendo conto del possibile perchè delle mie tendenze. Ciao
RispondiEliminasono curioso di conoscere in cosa è "similare" la mia storia alla tua esperienza
Eliminase tu va di parlarne, scrivimi in privato
poianaHB@gmail.com
un bel racconto che lascia margine alla domanda se ti sia piaciuto o no; se sei diventato gay da llora, se lo sei attualmente oppure... oppure?
RispondiEliminanon capisco se sei finocchio o ti piace la passera ma il tup racconto mi è piatto assai assai
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