Del rapporto incestuoso, avuto con mia sorella, quando
eravamo ragazzini, ne ho già accennato.
Ma salto tutte le descrizioni di come, quando ancora piccoli,
ci deliziavamo reciprocamente in rapporti orali e manuali.
Rapporti sessuali completi, non ne abbiamo mai avuti.
Unica variante ai vari 69 è stata la sua generosa
concessione del suo culetto.
Non so perché ma non avevo desiderio di godermi la sua fica.
E il suo culo era per me il massimo del godimento.
In tutte le occasioni che si presentavano, lei mi concedeva
il suo buchetto ma sempre dopo che l’avevo fatta venire con la mia lingua.
Ci dividono tre anni di differenza e abbiamo iniziato a fare
questi giochini quando lei aveva 6 anni e io 9 e siamo andati avanti fino a che
io non ebbi 12 anni.
Poi le occasioni sono divenute sempre più rare fino a
sparire del tutto. E con le occasioni si affievoliva anche il desiderio di
replicare quei giochi che ormai facevamo a memoria.
Da allora non facemmo mai menzione dei nostri giochi.
Ma c’è una cosa che voglio raccontare, che accadde quando
avevo poco più di venti anni.
Ed è una cosa, come potrete leggere, poco consona ad un
rapporto fratello-sorella.
Io e mia sorella avevamo seguito i miei genitori in
occasione di una vacanza nei mari del meridione.
E ci andammo volentieri perché con noi venne anche il mio
migliore amico Nando.
Con lui condividevamo molti interessi, a cominciare da
quello per la musica. Avevamo avviato un gruppo musicale che faceva ricerca in
ambito delle tradizioni musicali popolari. Fummo i primi, in quel periodo a
fare un simile esperienza. Ne eravamo orgogliosi e cominciavamo a ricevere
chiamate per serata da tutta Italia.
E a proposito di serate, avevamo in programma, proprio in
mezzo al periodo di quella vacanza, dicevo, avevamo una data per una festa di
paese in Abruzzo.
Il giorno prima della serata, di buon mattino, partimmo io e
Nando per raggiungere gli altri due componenti direttamente sul luogo del
concerto. A noi si volle aggregare mia sorella. Aveva appena diciassette anni
ma i miei genitori si fidavano di me e di Nando, che conoscevano sin da quando
eravamo ragazzini, e così le diedero il permesso.
Pieni di entusiasmo ci sobbarcammo l’impresa di farci quei
seicento chilometri che ci dividevano dalla meta.
Fu un viaggio piacevole, provavamo i brani in macchina,
alternandoci alla guida e alla chitarra.
Ogni tanto beccavo mia sorella, che ha sempre avuto un
debole per il mio amico, guardare Nando con aria sognante e ammirata.
E già durante il viaggio, la mia mente stava elaborando
qualcosa di porco, perché le mie palle, nel vederla così, si agitavano dentro
lo scroto.
Arrivammo la sera prima del concerto, pernottando in una
casa che i genitori del mio amico avevano da quelle parti.
Io e Nando siamo coetanei. In quella casa, l'estate prima,
da soli, ci eravamo avventurati a scambiarci attenzioni con la bocca ai
rispettivi uccelli.
Prima di mezzanotte siamo sotto casa.
Una volta scaricati i pochi bagagli e gli strumenti,
cominciamo a fare ipotesi su come organizzarci per dormire.
La nostra pigrizia (e la mia malizia) ci indusse ad
approntare un solo lettone matrimoniale, per dormire tutti e tre insieme.
Io ricordo benissimo con quale intento avevo pilotato verso
quella scelta: dicevo che mia sorella aveva un debole per il mio amico. Questa
cosa, abbinata al fatto che io avevo una gran voglia, già allora di fare il
porco ad ogni occasione mi si presentasse, mi fece intuire che quella era una
occasione da non perdere.
Finalmente ci mettiamo a letto.
Un attimo prima di assegnare i posti, e visto che Nando si
era già accomodato su un lato del letto, io azzardo a dire a mia sorella di
porsi lei nel mezzo, perché io la notte avrei avuto bisogno di alzarmi per
bere…
Passano le ore ma non dormiamo.
Non riusciamo a prendere sonno.
Nessuno di noi tre.
E il motivo di tanta insonnia, non era perché facesse poi
così caldo. anzi...
Chiacchieriamo…
Chiacchieriamo…
Chiacchieriamo…
Chiacchieriamo, per ore.
Era percettibile una tensione diversa da quella che ci aveva
accompagnato durante il viaggio.
Una tensione che si manifestava partendo ogni volta da punti
diversi e approdando sempre a qualcosa che aveva attinenza col sesso.
L'eccitazione e la confusione che ne derivava, mi ha
lasciato nella memoria pochi ricordi. Pochi ma chiari. Come ad esempio il fatto
che io ad un certo punto dissi: “Bhè... se volete approfondire il discorso mi
faccio da parte; non dovete preoccuparvi di me".
Il discorso era approdato, ancora una volta, al tema sesso.
A quella mia dichiarazione di intenti, seguì un momento di
imbarazzo notevole. Sia Nando che mia sorella farfugliarono qualcosa ma senza
approdare a nulla. Io concludo, allora, che per rompere il ghiaccio devo essere
io a prendere l'iniziativa.
Ingenuamente penso che se mi allontano per un pò, magari,
loro si sciolgono e cominciano a pomiciare.
Così, mentre sto andando in bagno annuncio che ne avrò per
un po'.
Esco dalla camera e mi apposto nella penombra del corridoio;
dalla porta aperta posso mantenere la visuale del letto senza essere visto.
Aspetto, un pò...
Sbircio...
Osservo...
Spero...
Guardo meglio...
Acuisco i sensi, attento come un felino, aspettando che
qualcosa accada.
Loro sono immobili, distesi. Guardano il soffitto.
Sbircio e constato che sono troppo distanti tra loro, perché
possa esserci un contatto.
Non dispero. Confido nel fatto che Nando possa essere
arrapato e approfittare del bocconcino che gli ho offerto su un piatto d'oro.
Un bocconcino che, io lo sapevo, non vedeva l'ora che lui
facesse il primo passo.
Decido di aspettare ancora...
Passano molti minuti... troppi!
Spero di intercettare con i miei sensi, qualche segnale che
mi indichi l’inizio delle danze ma…
Ma... Ma, macchè!
Sono sempre immobili e silenziosi.
Troppo statici.
Basta! Decido di agire.
Spero valga la pena osare.
Se non per rendere reale la possibilità che accada qualcosa,
almeno per chiarire definitivamente che non c'era speranza; "In fin dei
conti - pensavo - se è tutto un equivoco, una visione malata e perversa della
mia percezione, sarebbe meglio addormentarsi senza perdere altro tempo".
Mi riaffaccio alla loro vista, lasciando intendere di essere
stato in bagno
"Bhè!? - dico - tutto bene?".
Mi siedo a gambe incrociate sul letto, accanto a mia
sorella: "Sembrate due mummie!"
Ridono...
Non ho bisogno di altro; ho capito come agire.
Mi rivolgo a mia sorella, con tono suadente e ammiccante,
per chiederle se ride così perché si sente è in imbarazzo.
Se avesse detto di no, avrei provato un'altra strategia.
Invece lei annuisce col capo.
"Ci siamo!" grido dentro di me.
Il suo annuire guardando in basso aveva per me il
significato di una certezza. Ora sapevo che qualcosa sarebbe accaduto. O
meglio, avrei fatto accadere.
Senza dire nulla presi il polso di Nando accompagnandolo
verso il pube di mia sorella.
E subito dopo accompagnai la mano di mia sorella
appoggiandola sul cazzo di Nando.
Da lì, fui spettatore. Solo spettatore...
Spettatore di quello che, ne sono convinto, sia stato lo
spettacolo che mi innescò il germe del guardone.
Divenni in quell'occasione un voyeur di lusso: guardare mia
sorella, giovane e inesperta, prendere in bocca il cazzo al mio migliore amico.
UAOOOO!
Un'emozione indescrivibile!
Mi batte il sangue alle tempie al ricordo di vederla
socchiudere gli occhi, muovendosi goffamente, con poca dimestichezza, con la
testa avanti e indietro.
Vorrei sborrare anche ora mentre mi rivedo a studiare ogni
dettaglio del suo viso e del suo corpo che reagiva, perdendosi nel piacere che le dava
evidentemente la sensazione di quella cosa nuova.
Ero sicuro che, ad eccezione dei nostri giochi di infanzia,
che non aveva avuto molte esperienze con i ragazzi.
Era troppo bella per rendersi facilmente abbordabile o
appetibile.
Il mio amico volle ricambiare le attenzioni della bocca di
mia sorella, con altrettanta generosità. E mentre Nando le succhiava la
fichetta, mia sorella mi teneva la mano. La senti esplodere in due orgasmi
mentre Nando suggeva il nettare della sua profumata fichetta.
Sembra che al secondo orgasmo di mia sorella tutto fosse
finito ma quando Nando mi guardò, come a cercare il mio consenso; io gli
sorrisi e mi avvicinai a mia sorella e le chiesi sussurrando: “Sei pronta?”
Lei non mi rispose ma i suoi occhi mi dissero di si…
Anche Nando colse quel silenzioso "si". Si portò
su di lei, le carezzo le labbra della passerina con il glande e prese a
penetrare quella fichetta stretta. Pareva non volesse decidersi ad entrare.
Iniziò lentamente, fermandosi ogni tanto per poi riprendere,
spingendo appena un po’ di più.
Ad ogni piccolo affondo, mia sorella gemeva.
E lo faceva con una voce che non le conoscevo.
Una delle cose che mi colpì di più, allora, e che mi fa
sborrare nel ripensare a quei momenti, erano le natiche del mio amico, che si
contraevano nel movimento necessario a portare i suoi affondi nella vagina
vergine.
Dopo un po', cominciò a spingere più velocemente e più
profondamente. I colpi si fanno più intensi e veloci, mia sorella asseconda le
bordate del mio amico che, con un grugnito soffocato, estrae il cazzo e spara
forti innumerevoli schizzi sulla pancia e sulle tette di mia sorella.
Avrei voluto succhiargli il cazzo, al mio amico.
Ma, per chissà quale pudico motivo, non volevo che mia
sorella pensasse a chissà quale rapporto omosessuale intercorresse tra me e
lui.
Nando che, dopo aver goduto, pulì delicatamente col lenzuolo
lo sperma sul corpo di mia sorella si accasciò sfinito sul lato del letto.
Fu quello, il momento che osai davvero troppo.
Fu quello il momento che io presi consapevolezza di essere
davvero un gran porco.
No... non mi scopai anche io mia sorella.
Volevo regalarle un ulteriore piacere: mi posi con la tesa
tra le sue cosce ancora aperte e iniziai a leccarle la fica fino a farla
sprofondare in un altro orgasmo.
Un orgasmo che la fece sussultare, forte.
Era come se avesse accumulato tensione erotica per anni e
l'avesse liberata tutta in un'unica soluzione, tutta insieme, in quel
momento...
Mi illudo che quel deflagrante orgasmo fosse dovuto al
ricordo dei nostri giochi di infanzia o, forse, determinato dal fatto che
sapevo come procurarle piacere: io conoscevo bene la sua anatomia.
Per me fu come se non fossero passati dieci anni dall’ultima
volta che gliela leccai.
Mi masturbai mentre leccavo quella fica familiare.
Non gustavo così tanto una fregna da quando avevamo
interrotto quel nostro rapporto incestuoso.
Percepivo il profumo dei suoi umori, misti a quelli della
carne del cazzo di Nando e allo sperma ancora fresco depositato poco prima sul
suo pancino.
Un attimo prima, proprio come facevamo da piccoli, un attimo
prima di venire mi alzo e mi pongo in ginocchio portandole il mio cazzo a
portata delle sue labbra.
Pochi secondi dentro la sua bocca ed esplodo.
Rispetto a quando eravamo piccoli ora quel gioco era
arricchito di un nuovo elemento: la sborra.
Al primo schizzo copioso, la vedo sgranare gli occhi.
Per un piccolo istante lascia intendere che vorrebbe
ritrarsi ma poi evidentemente ci ripensa. E si ingoia tutto…
Ci addormentammo...
E il giorno dopo, tutto come se niente fosse accaduto.
...E nulla accadde più tra noi, da allora.
troietta ragazzina ragazzino minore puttanella vergine sverginata sverginato sorella abusata abusato incesto figlia papà padre
ma la 5° parte di " mi scopo tua figlia se tu ti scopi la mia" non è stato ancora pubblicato
RispondiEliminaE' in gestazione
RispondiElimina;)
Spero di pubblicare una prima bozza tra un paio di settimane
Non è successa la stessa situazione con mia sorella ma sono cose se succedono. Non a tutti ma a chi ha del tempo senza genitori attorno. Mi piacerebbe avere un confronto con qualcuno, non maniaco, che ha avuto queste esperienze.
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