La
vacanza è finita e stiamo facendo ritorno a casa. Siamo sul traghetto che ci
riporta a Civitavecchia.
Per la
traversata, che durerà tutta la notte, abbiamo prenotato una cabina con 4 posti
letto.
Mia
figlia e Francesco, così come d'accordo prima di imbarcarci, dopo aver preso
possesso dei loro letti sono usciti con una scusa lasciandoci qui, Alba ed io,
da soli.
L'intento
è che io riesca a coinvolgere Alba, così come Francesco ha fatto con mia
figlia.
Non
sono molto sicuro che andrà altrettanto bene, anche se ho dalla mia parte una
serie di elementi favorevoli come, ad esempio, il patto analogo che hanno fatto
le nostre figlie, per scoparsi i reciproci genitori; oppure che, proprio ieri,
mia figlia ha detto che più di una volta Alba le ha confidato che le piacerebbe
molto prendermelo in mano e non solo.
Quest'ultima
cosa non mi ha stupito molto.
Non mi
reputo un superdotato ma le dimensioni del mio uccello, soprattutto in
larghezza, sono oltre la media anche quando è a riposo. E in questi ultimi
giorni ho sorpreso spesso Alba a disegnare con lo sguardo i contorni del mio
pisello.
Dov'ero
rimasto? Ah, si...
Abbiamo
appena salpato. Alba ed io siamo distesi sui nostri letti. Lei sta maneggiando
il suo smartphone, forse per chattare con qualcuno, prima che ci si allontani
dalla costa e si perda il segnale.
Prendo
anch'io il mio cellulare.
I
letti a castello, posizionati ad angolo retto e con le testiere adiacenti,
rendono possibile il fatto che lei possa vedere le foto che sto facendo
scorrere sul mio schermo.
Sono
quelle foto di Alba in pose sexy, che lei aveva mandato a Fabrizio, il suo
ragazzo, e che il padre ha intercettato e si è scaricato di nascosto sul suo
cellulare.
L’idea
suggeritami è che, con lo schermo a suo favore, dovrei far scorrere le foto,
con disinvoltura, fino a che Alba non si accorga di essere proprio lei il
soggetto delle foto.
E, sempre
secondo Francesco e Claudia, una volta che mi avrà cioccato, dovrei prendere lo
spunto al volo per dirle quanto mi piace, eccetera, eccetera…
“Che piano di merda!” mi
dico mentre scorro le immagini.
Per
niente convinto di questa strategia, vado avanti per un po', commentando
l'alternarsi delle foto, con delle frasi del tipo: "Ah, però!",
oppure "Niente male!", o ancora: "Davvero un bel fisico!".
Ma
Alba, niente! Non stacca mai gli occhi dal suo cellulare.
"Eh, sì. È proprio un bel piano del
cacchio! O forse,” mi dico “dovrei
andarci più greve nei commenti...” Ma i minuti passano senza che io trovi
il coraggio di usare un frasario più pesante.
Così,
dopo aver fatto trascorrere inutilmente ancora qualche minuto, decido che
giocherò un’altra carta.
Mi
alzo dal mio letto e le chiedo: "Posso sedermi vicino a te?"
Alba
non mi risponde e, sempre senza staccare gli occhi dal suo smartphone, si
scosta di lato facendomi posto accanto a lei.
IO: "Con
chi stai chattando?"
Alba,
risponde con un'alzata di spalle: "Sto postando un po’ di foto"
IO: "Fai
bene! Brava! E' stata davvero una bella vacanza; abbiamo visto un sacco di bei
posti e tu fai bene a condividerli"
Mi mostra il suo schermo: "Questa l'ho messa dieci minuti fa
e... ta-daaaa! Guarda! Già, novantacinque like!"
IO: "In dieci minuti? Soltanto? Però! È bello davvero
condividere le proprie foto. Tu lo sai
bene perchè lo fai spesso"
ALBA: "Che cosa?"
Sto
per mostrarle le sue foto in posa da troietta ma l'istinto, per fortuna, mi
ferma
"No,
dico... postare belle foto... Tu lo fai spesso. No?"
Alba
mi sorride sorniona: "Lo so che mi segui… Non c'è una mia foto su
Instagram che tu non abbia visto almeno una volta.”
IO: "Qualcuna,
anche più di una volta! Ma... ti disturba?"
ALBA: "No.
anzi! Mi fa piacere che tu le veda. Ma non ti annoi?"
IO: "E
perché? Tu metti delle belle foto ed io... le guardo". Vorrei aggiungere: "Ammazzandomi di pippe ogni volta, nel
tentativo di sbirciare un millimetro in più della tua pelle, splendida ragazzina.
E rosicando come un imbecille. Rosicando per l'invidia che provo per il tuo
ragazzo, che può godere delle tue bellezze acerbe".
Invece
mi limito ad un più controllato commento: "Ed anche quella dei
novantacinque like, è… una bella foto? Fammela rivedere..."
Non si
fa pregare e la recupera per mostrarmela.
Allungo
la mano e prendo il suo telefono per vederla da vicino.
Il
contatto con le sue dita mi fa immediatamente rizzare il cazzo.
IO: "Eh,
sì. Bellissima! Una foto bellissima. E non solo per il posto."
Mi
guarda interrogandomi con lo sguardo.
IO: "Ci
sei tu lì che… voglio dire… se anche tu l'avessi scattata in una grotta buia
avresti raccolto ugualmente molti like.”
Lei a
queste mie parole corruga la fronte.
IO: “Dai,
Alba! Fai finta di non capire...? con quel sorriso… quel vestitino... la posa
maliziosa, insomma... sei… incantevole. Incantevole e provocante. Come sempre,
del resto. Chi vuoi che guardi il panorama con te, lì, che fai venire i brividi
di piacere"
Alba
commenta, arrossendo vistosamente: "Esagerato..."
Cazzo!
Che linguaggio da vecchio, che ho usato! Vorrei sparire.
IO: "Scusa
non volevo metterti in imbarazzo"
ALBA: "No...
è che io non mi piaccio. E i complimenti… non ci sono abituata. Poi da un
adulto"
IO: "Alla
tua età... alla vostra età non avete coscienza del vostro potenziale. Vi
credete bruttine, o inadeguate. E in qualche caso, è vero. Ma tu, invece,
credimi, tu piaci. Ed anche un bel po’. Piaci ai tuoi coetanei... ai piccoli,
agli adulti...”
ALBA: “Se
lo dici tu”
IO: “Hai
una tua bellezza così… così… non so come dirtelo"
ALBA: "Cos'altro
vuoi dire?"
IO: “In
che senso?”
Alba,
portando avanti di scatto il mento, indica nella direzione del mio pube.
Mi
accorgo che l'eccitazione innescata poco prima dal contatto con le sue dita non
si è placata. Anzi!
Abbasso
lo sguardo verso il mio sesso: è fin troppo evidente che la cappella preme
prepotente contro il tessuto, producendo un rigonfiamento imbarazzante; come il
tendone di un circo sotto la spinta del pennone.
Rido
impacciato, accavallo le gambe nel vano tentativo di nascondere la mia
eccitazione: "Ecco, appunto. Ora capisci cosa intendevo, a proposito della
tua foto e dell'effetto che fai?"
Poi
avvicino la mia mano al suo viso:
“Ecco,
magari, se tu avessi un po’ più di fiducia in te stessa…”
Col
polpastrello del pollice le comincio a togliere il rossetto
“Se tu
avessi più di fiducia in te stessa, eviteresti di mettere un rossetto così
acceso”
Voglio
godere del suo visetto da adolescente
“Che
ti fa sembrare più zoccola che femmina. La tua capacità di seduzione, credimi,
non ha bisogno di simili amplificatori. Sei bellissima, comunque”
Ci
siamo, mi dico.
Avvicino
ancora di più il mio viso al suo viso e le sfioro le labbra con le mie
ALBA: “Cosa
fai?”
La
bacio di nuovo.
ALBA: “Potrebbero
tornare da un momento all’altro”
Riprendo
a baciarla delicatamente.
La sua
linguetta, dopo lunghi attimi di incertezza, si affaccia ad incontrare le mie
labbra.
L’assaporo
È
dolce.
Ha
proprio quel sapore di freschezza che ho sempre immaginato che avesse.
ALBA: “Potrebbero…”
IO: "“Non
ti preoccupare"
ALBA: “…tornare…"
IO: "Non
ora"
ALBA: “…da
un momento…"
IO: "Credimi"
ALBA: “…all’altro"
Poggio
le mani, con pressione crescente, sulle sue scapole.
Che
sensazione incredibile, poterla stringere, sentire il suo corpo snello flettere
sotto la mia presa!
ALBA: "Aspetta.
Chiudi a chiave."
IO: "Dopo...
Dopo."
Con la
mano sotto il suo mento, le sposto il viso da un lato e avvicino la bocca al
suo collo.
Cazzo!
Non mi sembra vero! Sta accadendo. È tutto così splendidamente irreale.
Questa
creatura l'ho sognata, desiderata mille volte.
E
mille volte l'ho posseduta nelle mie inconfessabili fantasie.
Sta
accadendo, davvero!
Non so
ancora fin dove potrò spingermi. Provo ad andare oltre...
Poggio
le labbra sulla sua tempia; ha un sussulto.
ALBA: "Mi
fai venire i brividi."
Mi
chiedo, senza trovare risposta, se io abbia mai avuto rapporti con una ragazza
così bella, prima d’ora.
Insinuo
la mano tra la sua magliettina e la spalla.
Abbasso
il tessuto fino a scoprirle spalla e clavicola.
Cazzo!
Com’è bella!
La
spalla…
La
clavicola.
Anche
quell'anonimo, sottile, osso orizzontale è particolarmente seducente in questa
creatura.
Baciarla,
assaporare la sua pelle, proprio lì, nell’avvallo che si delinea tra la
clavicola e la base del collo è una tentazione alla quale non so resistere.
Ci
poggio con una pressione crescente tutta la lingua; ha un sussulto ancora più
forte.
Le
mordicchio la spalla.
ALBA: “Che
bello!”
Sempre
con la lingua, ma ora con delicatezza, seguo un percorso che dal collo arriva
dietro il suo orecchio. Le mie unghie percorrono delicatamente tutta la sua
schiena.
Manda
la testa all'indietro roteando gli occhi. Poco dopo torna a chiedermi di
chiudere la porta
"E
perché, dovrei chiuderla?" le chiedo.
ALBA: "Loro...
stanno... tornano, saranno... loro sono... forse, tornando..."
È
persa nel piacere. Ed io con lei.
Mi
rendo conto che con la mia esperienza sto conducendo questo gioco e mi stupisco
della calma e del controllo che riesco ad esercitare su me stesso, oramai la
sento mia…
Respiro
profondamente.
Annuso
con calma il profumo della sua pelle.
Mi
pare di sentire i suoi feromoni, che mi chiamano per nome.
IO: "Stai
tranquilla. Torneranno di sicuro. Ma non adesso. È ancora presto. Tuo padre
sa... Claudia, sa...”
ALBA: "Cosa
dici...?"
IO: "Sanno
che siamo qui e cosa sta accadendo ora”
ALBA: "Non
ti credo..."
L'afferro
con calma, la sollevo quanto basta per poi calarla a sedere a cavalcioni su di
me.
Il mio
sesso preme contro il suo, ora.
Mi
vengono in mente tutte le volte che l'ho fatta sedere così, sopra di me, quando
era una ragazzina...
Chissà
se la sua curiosità per il mio cazzo, nasce proprio da tutte le volte che l’ho
messa a cavalcioni così?
Chissà
se in quelle occasioni, anche se bimbetta possa aver percepito il gonfiore del
mio membro, premerle contro il pube?
Stavolta
non ho bisogno di ipocriti sotterfugi per piazzarglielo lì, in mezzo alle
pieghe di quel frutto precoce, che avverto aprirsi per fare spazio al mio
cazzo.
Sento
il calore delle sue grandi labbra attraverso il tessuto dei nostri indumenti.
Temo
che potrei sborrare anche senza muovermi, in questo momento.
Ho
davanti a me, in primissimo piano, la visione dei suoi piccoli seni che
aderiscono alla magliettina.
Quelle
tettine! Quante volte mi sono trattenuto dal carezzargliele… ed ora sono lì, a
portata di mano.
I
capezzoli sono appena accennati, eppure sono così irti che potrebbero perforare
il tessuto
Le
contemplo ancora una volta, sotto il cotone, prima di muovermi.
Metto
una mano sotto la maglietta.
Tocco
un seno alla volta.
Piccoli,
sodi, prepotenti e sfrontatamente acerbi.
A
quella presa, lei reagisce cominciando a muovere il bacino avanti e indietro,
sul mio cazzo, lentamente.
ALBA: “Mi
tocchi e mi carezzi, come se tu sapessi sempre cosa voglio.”
IO: "Mi
piaci da impazzire. Mi sei sempre piaciuta. Tutte le volte che ti ho incontrata
ho cercato il piacere spiandoti, sfiorandoti, rubando un po’ di te con ogni
pretesto possibile”
Alba,
geme sommessamente mentre accelera il ritmo del suo andirivieni. Mi afferra la
testa per tenermi fermo mentre incolla la sua bocca alla mia. Le nostre lingue
si intrecciano e si inseguono.
ALBA: “Mmmmmh
è bellissimo... Ma Ti prego, fermiamoci. Stanno rientrando…”
Prova
a divincolarsi. La stringo ancor più a me.
IO: “Fidati.
Credimi. È parte di un gioco che vogliamo tutti, se anche tu lo vuoi, ovvio…”
ALBA: “Voglio,
che cosa? Non capisco. Tutti, chi?”
Mollo
la presa.
“Ascoltami…”,
le dico mentre cerco di assumere una parvenza di normalità “…tuo padre tra poco
entrerà qui. Ma non devi preoccuparti. Abbiamo stabilito un codice
ALBA: “Un
codice?”
IO: “Si.
Proprio come facevamo da ragazzi”
ALBA: “Che
codice?”
IO: “Francesco
entrerà qui da solo, senza Claudia. Entrerà e dirà che 'fuori c’è una
temperatura insostenibile'. Poi chiederà 'come va qui?'. Se io gli risponderò
‘qui in cabina fa caldo come in sala macchine’ capirà che io e te abbiamo… si,
insomma, rotto il ghiaccio.
ALBA: “Ah,
si dice così tra boomer? Quel che stiamo facendo è 'rompere il ghiaccio?'”
Ignoro
il suo tono sarcastico. Non voglio raccogliere la sfida.
Voglio
lei: “Il codice che abbiamo concordato, tra le varie possibilità, prevede che
su questa mia risposta tuo padre dirà che è venuto a prendere il portafogli,
che ha dimenticato qui. E aggiungerà che tornerà al bar a pagare la
consumazione sua e di Claudia.
ALBA: “Claudia..?”
IO: “Si,
Claudia, che lo sta aspettando alla cassa del bar. Poi prenderà il portafogli e
se ne andrà di nuovo”
ALBA: “Ma…
ma voi… voi, voi siete dei pazzi!”
Temo
che si stia per incazzare di brutto. E quando ormai sto per convincermi che
questo tentativo sia stato un fallimento, oltre che una cattiva idea, la vedo
cambiare espressione e mettersi a ridere sonoramente.
ALBA: “Certo
che da voi due non ci si poteva aspettare altro. Un codice… mio padre che si
accorda con il suo migliore amico per schiacciarsi la figlia”
Sorrido
anch’IO: “Hai ragione. Ma 'sesso&follia', sono un po’ la cifra
dell’amicizia tra me e tuo padre”
Alba
si riavvicina a me: "Razza di pervertiti, contorti, arrapati, intossicati,
malati di fica, degeneri..."
Poggia
una mano sul mio cazzo e lo afferra stringendolo forte.
Provo
ad interromperla: “Aspetta. Non ho finito di dirti."
Ma lei
continua tra l’incazzato e il divertito: “Non vedo l’ora che papà rientri a prendersi
il portafogli e che sparisca. Pensate che non mi sia accorta di come mi guarda
anche lui a volte?"
IO: "Aspetta...
Calmati. Non è tutto. Fammi finire... "
Alba
molla la presa del mio cazzo e fa un passo indietro: "E sentiamo cosa
altro vi siete inventati"
Sono
imbarazzato ed eccitato come mai prima: "Dopo un po’ che tuo padre sarà
uscito, ritornerà qui. Se troverà la cabina chiusa dall’interno, vorrà dire che
tu… che tu… non vuoi che lui… che lui sia presente al nostro gioco. Se invece
la troverà aperta…”
ALBA: "Se
la troverà aperta...?"
IO: "Entrerà
anche lui e...”
ALBA: “Io,
tu e mio padre? Ma nemmeno nel più depravato dei siti porno ho mai visto una
cosa del genere! Sono tutte cazzate. Cazzate che ti stai inventando tu per...”
IO: “Porno?
Che porno?”
ALBA: “Cosa
credi? Spesso ci divertiamo Claudia ed io a vederli e… a proposito: E lei sa
niente di tutto questo? Oppure con Claudia avete già…”
IO: “Claudia
resterà sul ponte. Attenderà lì.”
ALBA: “Mio
padre e lei, intendo… tu, non lo so. O forse lo avete fatto in tre anche con
lei?”
IO: "Con
lei, un paio di giorni fa, è successo che eravamo..."
ALBA: “Ma
come!? bell'amica! Non mi ha detto niente!”
IO: “È
stato tutto improvvisato e non c’è stato il tempo. Tu eri in discoteca e tuo
padre… si, voglio dire, noi…”
ALBA: “Noi?
Vuoi dire che anche tu…? Vedi? Avevo ragione!”
Entra
Francesco ad interrompere involontariamente quell’assedio della figlia nei miei
confronti: “Ragazzi, fuori non si può stare. C’è una temperatura
insopportabile. E qui, come va?”
Alba
accoglie l’entrata del padre con un sorriso forzato.
IO: “Anche
qui fa un caldo boia. In alcuni momenti sembra di essere in sala macchine.
Alba
si mette a braccia conserte mantenendo un sorriso sprezzante
IO: “Solo
in alcuni momenti, però”.
Alba
non parla e non si muove. Mi guarda come per dire: "Ma allora, è tutto vero?"
FRANCESCO:
“E vabbè la discontinuità climatica è comprensibile. Me ne torno sul ponte. C’è
Claudia in ostaggio della cassiera del bar. Abbiamo consumato e…”
ALBA: “Ma
guarda un po’?! Avete consumato! L’ho saputo proprio poco fa…”
FRANCESCO:
“Eh, si. Ma non ho potuto pagare perché ho lasciato qui il portafogli... Ah,
eccolo… io vado. A dopo “. Abbozza un sorriso e se ne va richiudendo la porta
alle sue spalle.
Alba
si lascia cadere sedendo sul letto con un: "Oh, porca puttana!"
Mi
siedo accanto a lei. Sono imbarazzatissimo: "Se vuoi, io non... cioè,
voglio dire..."
ALBA: “Aspetta.
Fammi pensare…” Si alza, passeggia nervosamente su e giù per il piccolo spazio
a disposizione. “È tutto così… così strano… strampalato.”
IO: “Il
desiderio di fare l’amore tra figli e genitori -e viceversa- è un tabù che
sconvolge un bel po’, lo capisco. Ora vado su da Francesco e gli dico che non è
successo niente. Che nemmeno ci siamo sfiorati o parlati su questa cosa.”
ALBA: “Il
fatto è che, si, io avrei voluto che tu... anche che mio padre e Claudia… si,
ecco. Solo che così… non lo so.”
‘E quindi’,
penso ‘hai una gran bella confusione in
testa’. Mi alzo e mi paro dinnanzi a lei, interrompendo il suo passeggiare.
A
testa bassa mi dice: “Ma come si fa? Già è difficile con un adulto, Con due,
poi. Due vecchi…"
IO: “Grazie…”
ALBA: "...e
uno è mio padre!”
Si
riprende e si mette a sedere sul letto: “Non volevo offenderti. Anzi, a me
piacciono gli over e tu per me sei il top. Ma io non l'ho mai fatto prima...
voglio dire con uno grande, appunto. Fino a oggi l'ho fatto solo con Fabrizio…
lui è dolce anche se a volte finisce subito… svanisce. Farlo con uno è già… non
so come dire… Figuriamoci con due… che uno è pure mio padre…”
Le
rispondo, tentando di rasserenarla: "Anche per me è tutto nuovo. Non mi è
mai capitato prima una cosa così". Ma temo che questa mia ammissione possa
indurle un senso di insicurezza; provo a metterci una pezza: "Voglio dire
che non ho mai provato tanto desiderio in tutta la mia vita come ne sto
provando ora per te..."
Istintivamente
mi sento di dover improvvisare e dovrò farlo in modo che lei si lasci guidare
dalla mia esperienza.
Prendo
un foulard che fuoriesce dalla borsetta di mia figlia: "Facciamo così ora
ti metterò questo attorno agli occhi."
La
faccio voltare e, mentre glielo annodo dietro la nuca, mi accorgo che Francesco
è già rientrato e si è messo ad un angolo della cabina senza fare rumore. Sta
osservando la scena e si morde il labbro inferiore.
La
voglia che abbiamo entrambe, di scopare sua figlia, è fortissima.
ALBA: "Così
non vedo nulla, però..."
IO: "Magari,
proprio per questo sarà più facile per te lasciarti andare. E poi, lo potrai
togliere in qualsiasi momento"
ALBA: “Si,
forse hai ragione”
La
faccio voltare nuovamente verso di me, le metto una mano dietro la nuca e
avvicino la mia bocca alla sua.
Alterniamo
momenti concitati dove le lingue s’aggrovigliano a momenti di estasi
lentissima.
Con la
mano Alba cerca il letto dietro di se. Lo trova. Si siede.
Le
sfilo la magliettina. Un gesto che ho immaginato di fare innumerevoli di volte,
masturbandomi ogni volta.
Torno
a baciarla.
Lei,
così come aveva fatto poco prima che arrivasse il padre, afferra il mio cazzo
da sopra il pantaloncino e lo stringe. Ora che è bendata, pare che voglia
sincerarsi che esista davvero, che sia grosso e duro come aveva vagheggiato con
mia figlia
Francesco
si avvicina.
Lo
guardo per un attimo, come per cercare il suo assenso ma non risponde alla mia
occhiata: è in uno stato che potrei definire ipnotico. È in estasi a guardare
sua figlia, lì seduta, che mi si offre.
Siamo
tutt’e due in piedi. Lui le stringe con delicatezza una tettina.
Alba,
sentendo più di due mani carezzarle il corpo, intuisce che è tornato suo papà
ma non si toglie il foulard.
La
faccio alzare in piedi e avanzare di un passo. Ed ora è in mezzo, tra me che le
sono davanti e suo padre, dietro di lei.
Mi
risuonano nel cervello i termini di quel patto: mi scopo tua figlia, se tu ti
scopi la mia. Che follia!
Francesco
si allontana per chiudere a chiave la porta e quando si riavvicina vede le mie
mani che ghermiscono le chiappette della figlia.
Si
avvicina e, sempre da dietro, la bacia sul collo e sotto la nuca. Poi le
carezza i fianchi minuti mentre io le bacio i minuscoli seni.
Ora
anche il padre le carezza le natiche. Le nostre mani si muovono e si confondono
con calma su quelle vellutate, piccole, piccole rotondità. Ma è una calma solo
apparente; cresce in noi, ogni secondo di più, la voglia di appropriarci di
quel giovane corpo.
Con
una mano passo a carezzarle una tettina e con l'altra arrivo al suo sesso.
Contengo
il monte di Venere tutto nella mia mano. Ho la lucidità libidinosa di
apprezzare che tra il mio palmo e la sua vagina c'è la mutandina.
In
maniera impercettibile muovo la mano, facendola aderire il più possibile a
quella conchiglia.
Il
piacere che lei trarrà a quel contatto -mi dirà in seguito- non l’aveva mai
provato prima.
La mia
mano indugia nel tenerle il sesso immobile.
Alba
sta ansimando.
Faccio
vibrare la mano ma senza sussulti.
Sento
aprirsi le grandi labbra e ne sento scendere gli umori che bagnano densamente
il cotone della mutandina.
Ci
scambiamo posto con Francesco, girandole attorno lentamente senza mai smettere
di carezzarla, palparla, baciarla, annusarla, leccarla...
Le
braccia di Alba sono abbandonate lungo i fianchi e la testa reclinata da un
lato.
Ne
approfitto per sfiorarle il collo con la punta della lingua.
Vedo
la sua pelle contrarsi per i brividi di piacere.
Con i
miei piedi tocco i suoi per indurla ad aprire un po’ le gambe. Lei esegue,
mentre io e suo padre continuiamo a girarle attorno, senza interrompere la
nostra azione rapace.
Ora ha
le gambe divaricate.
Ed io
le sono davanti.
Mi
inginocchio, chiudo gli occhi e mi lascio guidare dall’olfatto, che mi conduce
verso il suo fragrante sesso.
Le mie
narici nutrono la mia perversione inspirando profondamente gli odori del suo
grembo.
Anche
Francesco si è inginocchiato, dietro di lei. E mentre si abbassava, le calava
le mutandine: bianche, da adolescente, con delle fragoline e l'elastico
superiore rosso. Le riconosco. Le ho comprate identiche a mia figlia in un
negozio di una nota catena che piace molto alle giovani ragazze. O forse sono
proprio quelle di mia figlia e se le sono scambiate… questa idea mi eccita
ancor di più.
Mentre
io e suo padre siamo in ginocchio, lei si toglie la benda e mi fa cenno di
alzarmi.
Mentre
io mi alzo, è lei ad abbassarsi per inginocchiarsi davanti a me e -buffo, no?-
risolleva i lembi delle mutandine per indossarle nuovamente
Francesco
è andato a sedersi sul letto. Per ora vuole limitarsi ad essere spettatore.
Vuole
vedere la sua piccola troietta in azione. E lo spettacolo deve piacergli molto,
perché se lo tira fuori e comincia a menarselo lentamente.
Prendo
la testa di Alba e le faccio poggiare una guancia sul mio cazzo.
Ci
resta pochi secondi, perché poi tira indietro la testa, mette le falangine tra
l’elastico del mio pantaloncino e l’addome e lo tira giù lentamente.
Con un
effetto molla il mio cazzo scatta libero, davanti ai suoi occhi.
ALBA: “Oddio
che bello! Che bel cazzo che hai!”
IO: “Dillo…
dillo ancora!”
ALBA: “Che
bello!”
IO: “Che
bello che cosa? Dillo! Cos'è che ti piace?”
ALBA: “Il
tuo cazzo! Che bello il tuo cazzo. È grande. (Lo afferra per un istante ma poi
ritrae subito la manina) Fa quasi paura… (torna ad afferrarlo, prima titubante
e poi più decisa) ma è bellissimo tenerlo stretto. È così… così… così grande!”
IO: “È
così per te, mio tesoro”
Sono
sempre in piedi davanti a lei e mi accorgo che mi sto esprimendo come un
vecchio bavoso. Alba alza lo sguardo e mi chiede: “Posso?”
Sto in
bilico tra delirio ed estasi, godendo di quel visetto.
Resto
ancora un attimo immobile a godermi quegli occhioni neri, lo sguardo languido e
le sue labbra, bellissime, che incorniciano un sorriso abbagliante.
Annuisco
Francesco
alza un sopracciglio e scuote brevemente il capo. Facendo spallucce, pare
voglia dirmi: “Visto? Anche la mia
bambina ha un propensione naturale… è una vera troietta” Oppure: “Visto? Pensavi che non fosse possibile
prestar fede al nostro patto, e invece, ecco qui che te lo sta per succhiare,
come ha fatto la tua puttanella con me”
Ma che
me ne importa adesso che cosa vuole dirmi Francesco?! Non voglio distrarmi da
questo gioiello.
Torno
ad ammirare Alba che con una mano afferra il mio membro alla radice, e con
l’altra si impossessa della parte centrale dell’asta.
Poi,
sempre guardandomi negli occhi, apre la bocca e l’avvicina al mio prepuzio che
ancora copre il glande.
Piano,
insinua la punta della lingua sotto la pelle, a lambire la cappella ma senza
scoprirla.
Stringe!
Con le
mani stringe il mio cazzo duro!
Apre
ancor di più la bocca, lo sfodera tirando giù la pelle e inizia ad assaporare
la cappella.
Fatica
a metterla tutta in bocca e sento le labbra aderire tenacemente ad anello
attorno alla sua base.
Poi lo
spinge lentamente in bocca, più in fondo che può.
Ho
sognato mille volte una cosa così ma questo è al di là di ogni miraggio.
È
sublime!
Potrei
morire, ora, per il piacere che sto provando.
FRANCESCO:
“Che talento, piccina mia!”
Ha
ragione. Un vero talento naturale. Una vocazione per l’adorazione del cazzo.
Devo
farlo uscire dalla sua bocca, altrimenti schizzo subito.
ALBA: “È
così strano! Se lo stringo è così duro ma fuori è così… morbido. Come la seta”
Se lo
appoggia sul viso; le palle contro il suo mento e la punta tocca la parte alta
della fronte
È
bellissima, così piccina e così spontaneamente troia.
Ora
voglio ricambiare quel breve e intenso bacio con il quale mi ha deliziato il
sesso.
Con un
gesto faccio capire a Francesco di fare posto a sua figlia sul letto.
La
faccio distendere e inizio a carezzarla con l’intenzione di fissarmi nei
cassetti privilegiati della memoria, le sensazioni che sto ricevendo da quel
contatto. Mi inginocchio davanti al letto.
Non ho
idea del motivo per cui si è rimessa le mutandine ma la benedico per questo. La
adoro.
Le
afferro delicatamente le cosce e gliele spalanco.
‘Sto per farlo. Sto per farlo!’
grido dentro di me.
Sembro
calmo ma dentro sto vivendo un conflitto dalla potenza pari a quella di un
vulcano in eruzione.
‘Sto per farlo! Sto per baciare questa
perla’.
Osservo
la macchia umida che si staglia al centro della sua mutandina. E so che è li
che voglio dirigermi. Ma senza fretta. Voglio vivere questo momento mille e
mille volte, prima di annegare coi suoi umori.
“Non
guardarmi lì.”
“Perché?”
“Mi
vergogno”
“E di
che cosa? Non ne hai motivo.”
Intanto
ho avvicinato la mia bocca alla sua fichetta. Poggio le labbra e… soffio.
Si,
soffio.
Soffio
aria calda, che dai miei polmoni le si insinua in ogni angolo del sesso.
Il
tessuto filtra il mio alito ma ciononostante quell’aria le arriva rovente e
prepotente a scollarle le piccole e grandi labbra, impastate dal piacere che ha
iniziato a colare.
ALBA: “Ooooohhh…
come è calda”
Prendo
fiato e ripeto l’operazione.
Mi
tiene la testa con le mani.
Forse
teme che io smetta.
Ma io
non ho nessuna intenzione di smettere.
Sollevo
la testa per dirle: “Ti adoro” e vedo Francesco prenderle una mano e portarla
ad afferrare il suo pisello.
Non ce
l’ha duro, come lo era alla presenza di mia figlia.
Mi
chiedo cosa gli sia scattato dentro, se stia provando le stesse emozioni che ho
provato io nel vederlo ingroppare mia figlia.
Sono
comunque sicuro che anche se ce l’ha barzotto è molto eccitato da tutto questo.
Anzi,
forse è proprio per un eccesso di eccitazione che non gli diventa ancora duro
nonostante se lo stia menando da un po’.
Lei è
sorpresa dal gesto del padre ma non vuole darlo a intendere. Francesco, che la
conosce bene, le sorride per rasserenarla e solleva le braccia in segno di
resa. Forse è il suo modo di dire alla figlia, che non vuole essere invadente e
che non disapprova quel che sta accadendo tra lei e me.
Torno
a ripercorrere con la lingua i contorni di quel frutto succoso. Indugio tra le
pieghe delle grandi e piccole labbra; le bacio l’interno della coscia.
Poggio
il palmo della mano sul suo ventre piatto e torno ancora a solleticarle il
clitoride con la punta della lingua.
Francesco
tiene la mano dalle figlia teneramente, poi la accompagna a percorrere su e giù
il suo cazzo.
Lei lo
guarda con gli occhi appannati dal piacere.
Allungo
un braccio per portare la mia mano ad accogliere un seno, che trovo, però, già
in possesso dell’altra mano del papà. Lui sposta la sua sull’altro, per
consentirmi di condividere, un seno ciascuno, quelle due forme perfette.
Alba
torna a tenermi la testa ferma sulla sua fichetta profumata, cominciando a
manifestare un certo piacere nel manipolare il cazzo del padre; quel cazzo che
ha contribuito a metterla al mondo e che ora non vede l’ora di sborrarle dentro.
Io non
resisto. Ce l’ho duro come mai prima.
Nelle
ultime lappate di fica, le ho ammorbidito la vagina con molta saliva. Voglio
entrare con facilità, senza lacerarla. Così mi alzo, prendo Alba per le
ginocchia, le allargo le cosce, mi afferro il cazzo e mi porto col busto verso
di lei.
Trovo
subito l’ingresso di quel paradiso. Francesco, che non ha perso uno solo dei
miei movimenti, ora è eccitato e avvicina il suo cazzo gonfio alle labbra della
figlia. Alba chiude gli occhi e apre quelle belle, belle, belle, belle!
bellissime labbra. Accoglie la cappella del padre.
Le
lascio gustare un po’ il cazzo del papà, prima di iniziare a spingere.
Entro.
Sto
entrando… solo il glande.
Mi
fermo.
Cerco
di resistere alla tentazione di affondare ulteriormente ma lei accavalla le
gambe attorno ai miei fianchi e coi talloni preme sui miei glutei.
Inizio
allora a premere lentamente e con convinzione. Con costante pressione,
inesorabile, le infilo tutto il cazzo che posso infilare, dentro la fichetta di
questa dea bambina.
Mi
fermo quando urto l’utero con la cappella.
Non
riesco a infilarglielo tutto.
Ad
ogni mio affondo il mio glande preme contro la bocca dell’utero.
Se
insistessi le farei male…
Sto
immobile dentro di lei.
Sento
le pareti della passerina, contrarsi.
E
ancora una volta ho la piacevole sensazione che potrei sborrare senza muovermi.
Apro
gli occhi e vedo ad un palmo dal mio sguardo, la cappella di Francesco
interamente nella bocca di sua figlia. Poi vedo il fusto del suo cazzo
sussultare. Sta godendo! Sta godendo nella bocca della sua bambina.
Lei
non la apre mica. No, la serra. Serra quella piccola bocca. Come se temesse che
potesse sfuggirle qualche goccia.
Non si
schifa di quella broda calda e vischiosa che suo padre le sta spruzzando in
gola.
Sfilo
lentamente il mio palo e altrettanto lentamente lo rinfilo.
Più e
più volte.
Il mio
cazzo mi trasmette certezza di non aver mai provato nulla di altrettanto
sensazionale prima d’ora.
Ad
ogni affondo dentro quella pisellina quasi vergine, ho la percezione che io
glielo stia ficcando dentro ogni volta per la prima volta.
Entro
ed esco con ritmo lento e cadenzato, finché lei allenta la morsa sulla cappella
del padre, si volta verso di me e con quella stessa bocca ancora piena di
sborra mi dice: “Non fermarti. Ti prego, non fermarti”
Francesco,
le sta carezzando entrambe i seni, ora.
Il mio
cazzo entra ed esce da questa ragazzina. La sua fregna è grondante di umori. È
un piacere anche sentire lo sciabordio ritmato che deriva dal mio incalzare
dentro il suo ventre.
È lei,
Alba, ad imprimere il ritmo, spingendo coi talloni sul mio culo.
Cerco
di resistere a quella splendida tortura.
Non
voglio ancora godere.
Non
voglio.
Sto
pensando che forse dovrei venire fuori.
Ad un
tratto Alba, inarca le reni.
Si
contrae.
Poi
resta immobile per pochi istanti.
Interrompe
il respiro.
Quindi
torna a contrarre la schiena, sollevandola e abbassandola più volte, come se
volesse amplificare la penetrazione della mia carne dentro al suo pancino.
Tutto
questo mentre sussurra un lunghissimo: “Gooodoooo…”
Continuo
ad affondare dentro di lei finché non si abbandona sfinita alle mie spinte.
Non
voglio venire.
Non
voglio.
Aspetto
che lei smetta di sussultare, che il suo corpo cessi di fremere e sfilo tutto
il cazzo, lucido e grondante da quell'elsa incantevole.
Alba
sussurra con un filo di voce “Che bello. M e r a v i g l i o s o. Bellissimo…”
Ora il
suo corpo, sfiancato dal piacere, mi appare ancor più sinuoso ed elegante.
La sua
bellezza mi arriva, forte, come un pugno allo stomaco.
IO: “Sei
tu ad essere meravigliosa!”
ALBA: “E
tu?”
IO: “Cosa?”
ALBA: “Tu,
non hai provato piacere?”
IO: “Io?
Per me il piacere più grande è averti adorato. E poi non volevo provare piacere
dentro di te. Non voglio creare problemi. Cosa avresti raccontato a Fabrizio?”
ALBA: “Io…
io non prendo ancora nulla e con Fabrizio usiamo il preservativo… forse è stato
meglio così”
Francesco,
che non ha ancora pronunciato una sola frase, si avvicina alla figlia, gli si
inginocchia davanti al sesso e suggerisce: “Ma forse c’è un altro modo” prende
la figlia per i fianchi, l’avvicina a se e comincia a suggere il miele di
quella creatura.
ALBA: “Oh,
papà… ho i brividi”
Io la
bacio sulla bocca e poi le carezzo il volto e il collo con la lingua
FRANCESCO:
“Sei dolcissima, bambina mia”
Le
solleva le ginocchia, poi afferra un cuscino e glielo pone sotto il bacino.
FRANCESCO:
“C’è un altro modo… si.”
Torna
ad affondare il viso tra le cosce della figlia, passandole ripetutamente la
lingua dal clitoride allo sfintere, indugiando sempre un po’ di più su
quest’ultimo.
Alba
ha capito cosa intende suo padre: “Mi farà male?”
FRANCESCO:
“Si, farà un po’ male, non te lo nascondo.
IO: “Ma
te ne farà di meno se starai rilassata.”
Alba a
me “Anche tu? Il tuo è più...”
FRANCESCO:
“Entrerà dopo di me. E solo quando sarai ben aperta.”
IO: “Sarò
delicato… non temere. Ed entrerò solo se tu lo vorrai.”
Francesco
ha la certezza che il buchino è ben lubrificato: la fica gronda di umori misti
alla sua saliva.
È
pronto per prendersi quel che anela di più. Ma prima saggia l’elasticità dello
sfintere, infilando in quel culettino da ragazzina adolescente prima un dito e
poi un altro e un altro ancora.
Dalla
mia prospettiva mi sembra impossibile che possa accogliere quel tortore senza
subirne danni.
L'aveva
detto, però, che il culo glielo avrebbe aperto lui... e lo stava facendo.
FRANCESCO:
“Lo hai mai fatto prima? Lo hai mai preso dietro?”
ALBA: “No,
papà. Fabrizio avrebbe voluto. Me lo ha chiesto un sacco di volte. Una volta ci
ha provato, anche se io non volevo.”
FRANCESCO:
“Stronzo! Voleva farlo prima di me e senza il tuo permesso … ti ha fatto male?”
ALBA: “Non
glielo ho permesso. E poi, lui ce l’ha più piccolo del tuo. Del suo, poi, non
ne parliamo” dice alludendo al mio cazzo.
FRANCESCO:
“Non preoccuparti tesoro. Se ti fa tanto male, smetto subito. E lui nemmeno ci
proverà se non vorrai”
Si
tiene il cazzo con una mano e lo avvicina alla rosellina scura sotto la vagina.
“Farò
presto. Non ti farò male. Vedrai, ti piacerà”
Con
quell’atto, entrando da un accesso contro natura, sta affermando il dominio su
sua figlia. Non la vuole scopare. La vuole sodomizzare. Farle sentire che è
sua, non solo sessualmente. Lo so perché anch’io ho provato lo stesso per mia
figlia. È difficile da spiegare. Lo so che è fraintendibile. Nemmeno con un
intero trattato di antropologia se ne verrebbe a capo. Ma è così. Credetemi.
Francesco
ha cominciato progressivamente ad entrare nell’intestino di sua figlia.
Alba
prova a tenere distante il bacino del padre, cercando di allontanarlo col palmo
della mano: “Piano, papà. Piano…”
Le
vado in soccorso, con le mie dita, carezzandole delicatamente il sesso. Insisto
là dove ho intuito che la mia azione le da’ più piacere. Ed infatti poco dopo
comincia a rilassarsi e ad aprirsi.
Non
dimenticherò mai più quella visione: lo sfintere della piccola si apre alla
pressione dell’enorme cazzo che la sta dilatando.
Avvicino
il mio viso alla sua passerina e inizio a leccargliela mentre vedo il cazzo del
mio amico a cinque centimetri dai miei occhi, farsi strada prepotente e deciso,
dentro il culo di sua figlia.
Alba
geme.
Si
contorce, afferra le lenzuola. Continuo a leccarla anche se ora è più difficile
farlo: il cazzo del padre è dentro fino alle palle.
Si
divincola ma non fa nulla per liberarsi dalla presa di suo papà.
Francesco
la impala, implacabile: “Vengo presto, tesoro mio. Faccio presto. Resisti…”
Sta
per godere in culo alla figlia e aumenta la forza degli affondi.
Ad
ogni colpo che assesta, fa avvicinare il clitoride della piccola alla mia
lingua.
“Oh,
si, papà. Non fermarti. Non fermarti ora. Non posso credereeeeecheeee….” non
finisce la frase, Alba. Manda indietro la testa allarga le narici e ansima
forte riempiendo e svuotando i polmoni ripetutamente, con energia.
“Eccomi,
amore… eccomi” sbuffa Francesco.
Sussulta
e affonda.
Sgrana
gli occhi e affonda ancora.
Infine
la infilza con un ultimo colpo, prima di riversarle nell’intestino tutto il suo
sperma.
Trema
di piacere, il porco.
È uno
spettacolo vederli godere così, insieme padre e figlia.
Me lo
sto menando.
Stavolta
non ho intenzione di trattenermi.
Avvicino
il membro al viso della piccola.
È di
una bellezza sfrontata.
Ha
ancora il cazzo di suo padre nel culo, prende il mio cazzo in mano.
Se ne
mette più che può nella bocca.
Quelle
labbra… quelle labbra! Sono quelle, la mia vera ossessione.
Comincio
a muovere su e giù il mio cazzo nella cavità orale della fanciulla. È come se
le stessi scopando la gola
Il
calore della sua bocca mi sta per far godere.
Lei
che è davvero un talento naturale, lo percepisce, fa uscire il mio cazzo dalla
bocca, lo stringe e…
Esce…
Lo
sperma esce.
Come mai
prima.
Esce
lentamente, sotto la sua stretta.
E lei
lo raccoglie sulla lingua.
Fiotti
e fiotti.
Lenti.
La
sborra le riempie la bocca ma sembra non finire mai di uscire.
Circonda
di nuovo il glande con le labbra e lo fa sparire ancora una volta.
Sembra
volerselo inghiottire
E…
inghiotte.
Inghiotte
tutto.
Sperma
e cazzo.
Tutto,
in quella bocca da ragazzina.
È
davvero una tortura.
Schizzo
non so quante volte ancora.
Francesco
si è visto tutta la scena.
Ora ha
tirato fuori il suo cazzo dal culetto di Alba.
Non
posso.
Non
posso resisterle.
La
voglio.
Lo
voglio anch’io.
Voglio
godere di quell’insieme perfetto, fatto di sfericità, morbidezza, consistenza…
Insomma,
voglio farle il culo.
Faccio
mettere Alba su un fianco, in posizione fetale e mi porto dietro di lei.
Ho il
cazzo in mano ancora duro.
Avvicino
la mia cappella al suo piccolo buchino; ne voglio approfittare ora che è ancora
dilatato dall’azione del padre.
Non le
do nemmeno il tempo di realizzare cosa sto facendo.
La
tengo per i fianchi e spingo.
Spingo,
spingo, finché la cappella non supera la strettoia del primo anello delle sue
budella.
Si
volta verso di me.
È
senza fiato, la bocca aperta e gli occhi sgranati.
Mi
guarda un po’ spaventata. Ora non mi fermerei per nulla al mondo. No!
Nemmeno
se mi implorasse.
Spingo.
Spingo
ancora.
Conquisto
altri centimetri. La sborra del padre mi fa da lubrificante. Ancora un affondo
e finalmente sono tutto dentro di lei.
Nella
passerina, no, non mi è stato possibile... ma qui, nel culetto, si... qui ci
sono riuscito ad infilarglielo tutto.
Le mie
palle toccano la piega che divide le chiappette dalle cosce.
Pochi,
davvero pochi colpi e riprendo a sborrare.
Non mi
era mai capitato di farlo due volte di seguito, senza che si afflosciasse.
Ma non
è un vanto. Voglio dire… è possibile solo perché Alba mi piace come mai nessuna
prima di lei.
E solo
per lei ho accettato quel patto assurdo.
E non
me ne pento.
Non
adesso, almeno…
Arrapante
RispondiEliminafra quanto il 5?
RispondiEliminaFavoloso, letto tutto col cazzo completamente in tiro.
RispondiEliminasto godendo
RispondiEliminaGrande!!!
RispondiEliminaCi si immerge da subito nella storia.
Mi chiedevo, nelle puntate scorse, come avresti portato avanti la situazione e... ancora una volta, prima mi sono fato in mano e poi mi sono stupito di come l'hai risolta.
Leggerò il seguito con calma. prima mi voglio rileggere tutte le puntate dalla prima fino a qui, perchè non mi illudo che si possa raccontare di più senza cadere in una narrazione scontata. spero di ricredermi. Intanto torno a farti i miei complimenti per quello che ritengo uno dei più belli racconti presenti in rete