12: MI SCOPO TUA FIGLIA SE TU SCOPI LA MIA (5 parte)

La vacanza è finita e stiamo facendo ritorno a casa. Siamo sul traghetto che ci riporta a Civitavecchia.

Per la traversata, che durerà tutta la notte, abbiamo prenotato una cabina con 4 posti letto.

Mia figlia e Francesco, così come d'accordo prima di imbarcarci, dopo aver preso possesso dei loro letti sono usciti con una scusa lasciandoci qui, Alba ed io, da soli.

L'intento è che io riesca a coinvolgere Alba, così come Francesco ha fatto con mia figlia.

Non sono molto sicuro che andrà altrettanto bene, anche se ho dalla mia parte una serie di elementi favorevoli come, ad esempio, il patto analogo che hanno fatto le nostre figlie, per scoparsi i reciproci genitori; oppure che, proprio ieri, mia figlia ha detto che più di una volta Alba le ha confidato che le piacerebbe molto prendermelo in mano e non solo.

Quest'ultima cosa non mi ha stupito molto.

Non mi reputo un superdotato ma le dimensioni del mio uccello, soprattutto in larghezza, sono oltre la media anche quando è a riposo. E in questi ultimi giorni ho sorpreso spesso Alba a disegnare con lo sguardo i contorni del mio pisello.

Dov'ero rimasto? Ah, si...

Abbiamo appena salpato. Alba ed io siamo distesi sui nostri letti. Lei sta maneggiando il suo smartphone, forse per chattare con qualcuno, prima che ci si allontani dalla costa e si perda il segnale.

Prendo anch'io il mio cellulare.

I letti a castello, posizionati ad angolo retto e con le testiere adiacenti, rendono possibile il fatto che lei possa vedere le foto che sto facendo scorrere sul mio schermo.

Sono quelle foto di Alba in pose sexy, che lei aveva mandato a Fabrizio, il suo ragazzo, e che il padre ha intercettato e si è scaricato di nascosto sul suo cellulare.

L’idea suggeritami è che, con lo schermo a suo favore, dovrei far scorrere le foto, con disinvoltura, fino a che Alba non si accorga di essere proprio lei il soggetto delle foto.

E, sempre secondo Francesco e Claudia, una volta che mi avrà cioccato, dovrei prendere lo spunto al volo per dirle quanto mi piace, eccetera, eccetera…

“Che piano di merda!” mi dico mentre scorro le immagini.

Per niente convinto di questa strategia, vado avanti per un po', commentando l'alternarsi delle foto, con delle frasi del tipo: "Ah, però!", oppure "Niente male!", o ancora: "Davvero un bel fisico!".

Ma Alba, niente! Non stacca mai gli occhi dal suo cellulare.

"Eh, sì. È proprio un bel piano del cacchio! O forse,” mi dico “dovrei andarci più greve nei commenti...” Ma i minuti passano senza che io trovi il coraggio di usare un frasario più pesante.

Così, dopo aver fatto trascorrere inutilmente ancora qualche minuto, decido che giocherò un’altra carta.

Mi alzo dal mio letto e le chiedo: "Posso sedermi vicino a te?"

Alba non mi risponde e, sempre senza staccare gli occhi dal suo smartphone, si scosta di lato facendomi posto accanto a lei.

IO: "Con chi stai chattando?"

Alba, risponde con un'alzata di spalle: "Sto postando un po’ di foto"

IO: "Fai bene! Brava! E' stata davvero una bella vacanza; abbiamo visto un sacco di bei posti e tu fai bene a condividerli"

Mi mostra il suo schermo: "Questa l'ho messa dieci minuti fa e... ta-daaaa! Guarda! Già, novantacinque like!"

IO: "In dieci minuti? Soltanto? Però! È bello davvero condividere le proprie foto.  Tu lo sai bene perchè lo fai spesso"

ALBA: "Che cosa?"

Sto per mostrarle le sue foto in posa da troietta ma l'istinto, per fortuna, mi ferma

"No, dico... postare belle foto... Tu lo fai spesso. No?"

Alba mi sorride sorniona: "Lo so che mi segui… Non c'è una mia foto su Instagram che tu non abbia visto almeno una volta.”

IO: "Qualcuna, anche più di una volta! Ma... ti disturba?"

ALBA: "No. anzi! Mi fa piacere che tu le veda. Ma non ti annoi?"

IO: "E perché? Tu metti delle belle foto ed io... le guardo". Vorrei aggiungere: "Ammazzandomi di pippe ogni volta, nel tentativo di sbirciare un millimetro in più della tua pelle, splendida ragazzina. E rosicando come un imbecille. Rosicando per l'invidia che provo per il tuo ragazzo, che può godere delle tue bellezze acerbe".

Invece mi limito ad un più controllato commento: "Ed anche quella dei novantacinque like, è… una bella foto? Fammela rivedere..."

Non si fa pregare e la recupera per mostrarmela.

Allungo la mano e prendo il suo telefono per vederla da vicino.

Il contatto con le sue dita mi fa immediatamente rizzare il cazzo.

IO: "Eh, sì. Bellissima! Una foto bellissima. E non solo per il posto."

Mi guarda interrogandomi con lo sguardo.

IO: "Ci sei tu lì che… voglio dire… se anche tu l'avessi scattata in una grotta buia avresti raccolto ugualmente molti like.”

Lei a queste mie parole corruga la fronte.

IO: “Dai, Alba! Fai finta di non capire...? con quel sorriso… quel vestitino... la posa maliziosa, insomma... sei… incantevole. Incantevole e provocante. Come sempre, del resto. Chi vuoi che guardi il panorama con te, lì, che fai venire i brividi di piacere"

Alba commenta, arrossendo vistosamente: "Esagerato..."

Cazzo! Che linguaggio da vecchio, che ho usato! Vorrei sparire.

IO: "Scusa non volevo metterti in imbarazzo"

ALBA: "No... è che io non mi piaccio. E i complimenti… non ci sono abituata. Poi da un adulto"

IO: "Alla tua età... alla vostra età non avete coscienza del vostro potenziale. Vi credete bruttine, o inadeguate. E in qualche caso, è vero. Ma tu, invece, credimi, tu piaci. Ed anche un bel po’. Piaci ai tuoi coetanei... ai piccoli, agli adulti...”

ALBA: “Se lo dici tu”

IO: “Hai una tua bellezza così… così… non so come dirtelo"

ALBA: "Cos'altro vuoi dire?"

IO: “In che senso?”

Alba, portando avanti di scatto il mento, indica nella direzione del mio pube.

Mi accorgo che l'eccitazione innescata poco prima dal contatto con le sue dita non si è placata. Anzi!

Abbasso lo sguardo verso il mio sesso: è fin troppo evidente che la cappella preme prepotente contro il tessuto, producendo un rigonfiamento imbarazzante; come il tendone di un circo sotto la spinta del pennone.

Rido impacciato, accavallo le gambe nel vano tentativo di nascondere la mia eccitazione: "Ecco, appunto. Ora capisci cosa intendevo, a proposito della tua foto e dell'effetto che fai?"

Poi avvicino la mia mano al suo viso:

“Ecco, magari, se tu avessi un po’ più di fiducia in te stessa…”

Col polpastrello del pollice le comincio a togliere il rossetto

“Se tu avessi più di fiducia in te stessa, eviteresti di mettere un rossetto così acceso”

Voglio godere del suo visetto da adolescente

“Che ti fa sembrare più zoccola che femmina. La tua capacità di seduzione, credimi, non ha bisogno di simili amplificatori. Sei bellissima, comunque”

Ci siamo, mi dico.

Avvicino ancora di più il mio viso al suo viso e le sfioro le labbra con le mie

ALBA: “Cosa fai?”

La bacio di nuovo.

ALBA: “Potrebbero tornare da un momento all’altro”

Riprendo a baciarla delicatamente.

La sua linguetta, dopo lunghi attimi di incertezza, si affaccia ad incontrare le mie labbra.

L’assaporo

È dolce.

Ha proprio quel sapore di freschezza che ho sempre immaginato che avesse.

ALBA: “Potrebbero…” 

IO: "“Non ti preoccupare"

ALBA: “…tornare…" 

IO: "Non ora"

ALBA: “…da un momento…" 

IO: "Credimi"

ALBA: “…all’altro"

Poggio le mani, con pressione crescente, sulle sue scapole.

Che sensazione incredibile, poterla stringere, sentire il suo corpo snello flettere sotto la mia presa!

ALBA: "Aspetta. Chiudi a chiave."

IO: "Dopo... Dopo."

Con la mano sotto il suo mento, le sposto il viso da un lato e avvicino la bocca al suo collo.

Cazzo! Non mi sembra vero! Sta accadendo. È tutto così splendidamente irreale.

Questa creatura l'ho sognata, desiderata mille volte.

E mille volte l'ho posseduta nelle mie inconfessabili fantasie.

Sta accadendo, davvero!

Non so ancora fin dove potrò spingermi. Provo ad andare oltre...

Poggio le labbra sulla sua tempia; ha un sussulto.

ALBA: "Mi fai venire i brividi."

Mi chiedo, senza trovare risposta, se io abbia mai avuto rapporti con una ragazza così bella, prima d’ora.

Insinuo la mano tra la sua magliettina e la spalla.

Abbasso il tessuto fino a scoprirle spalla e clavicola.

Cazzo! Com’è bella!

La spalla…

La clavicola.

Anche quell'anonimo, sottile, osso orizzontale è particolarmente seducente in questa creatura.

Baciarla, assaporare la sua pelle, proprio lì, nell’avvallo che si delinea tra la clavicola e la base del collo è una tentazione alla quale non so resistere.

Ci poggio con una pressione crescente tutta la lingua; ha un sussulto ancora più forte.

Le mordicchio la spalla.

ALBA: “Che bello!”

Sempre con la lingua, ma ora con delicatezza, seguo un percorso che dal collo arriva dietro il suo orecchio. Le mie unghie percorrono delicatamente tutta la sua schiena.

Manda la testa all'indietro roteando gli occhi. Poco dopo torna a chiedermi di chiudere la porta

"E perché, dovrei chiuderla?" le chiedo.

ALBA: "Loro... stanno... tornano, saranno... loro sono... forse, tornando..."

È persa nel piacere. Ed io con lei.

Mi rendo conto che con la mia esperienza sto conducendo questo gioco e mi stupisco della calma e del controllo che riesco ad esercitare su me stesso, oramai la sento mia…

Respiro profondamente.

Annuso con calma il profumo della sua pelle.

Mi pare di sentire i suoi feromoni, che mi chiamano per nome.

IO: "Stai tranquilla. Torneranno di sicuro. Ma non adesso. È ancora presto. Tuo padre sa... Claudia, sa...”

ALBA: "Cosa dici...?"

IO: "Sanno che siamo qui e cosa sta accadendo ora”

ALBA: "Non ti credo..."

L'afferro con calma, la sollevo quanto basta per poi calarla a sedere a cavalcioni su di me.

Il mio sesso preme contro il suo, ora.

Mi vengono in mente tutte le volte che l'ho fatta sedere così, sopra di me, quando era una ragazzina...

Chissà se la sua curiosità per il mio cazzo, nasce proprio da tutte le volte che l’ho messa a cavalcioni così?

Chissà se in quelle occasioni, anche se bimbetta possa aver percepito il gonfiore del mio membro, premerle contro il pube?

Stavolta non ho bisogno di ipocriti sotterfugi per piazzarglielo lì, in mezzo alle pieghe di quel frutto precoce, che avverto aprirsi per fare spazio al mio cazzo.

Sento il calore delle sue grandi labbra attraverso il tessuto dei nostri indumenti.

Temo che potrei sborrare anche senza muovermi, in questo momento.

Ho davanti a me, in primissimo piano, la visione dei suoi piccoli seni che aderiscono alla magliettina.

Quelle tettine! Quante volte mi sono trattenuto dal carezzargliele… ed ora sono lì, a portata di mano.

I capezzoli sono appena accennati, eppure sono così irti che potrebbero perforare il tessuto

Le contemplo ancora una volta, sotto il cotone, prima di muovermi.

Metto una mano sotto la maglietta.

Tocco un seno alla volta.

Piccoli, sodi, prepotenti e sfrontatamente acerbi.

A quella presa, lei reagisce cominciando a muovere il bacino avanti e indietro, sul mio cazzo, lentamente.

ALBA: “Mi tocchi e mi carezzi, come se tu sapessi sempre cosa voglio.”

IO: "Mi piaci da impazzire. Mi sei sempre piaciuta. Tutte le volte che ti ho incontrata ho cercato il piacere spiandoti, sfiorandoti, rubando un po’ di te con ogni pretesto possibile”

Alba, geme sommessamente mentre accelera il ritmo del suo andirivieni. Mi afferra la testa per tenermi fermo mentre incolla la sua bocca alla mia. Le nostre lingue si intrecciano e si inseguono.

ALBA: “Mmmmmh è bellissimo... Ma Ti prego, fermiamoci. Stanno rientrando…”

Prova a divincolarsi. La stringo ancor più a me.

IO: “Fidati. Credimi. È parte di un gioco che vogliamo tutti, se anche tu lo vuoi, ovvio…”

ALBA: “Voglio, che cosa? Non capisco. Tutti, chi?”

Mollo la presa.

“Ascoltami…”, le dico mentre cerco di assumere una parvenza di normalità “…tuo padre tra poco entrerà qui. Ma non devi preoccuparti. Abbiamo stabilito un codice

ALBA: “Un codice?”

IO: “Si. Proprio come facevamo da ragazzi”

ALBA: “Che codice?”

IO: “Francesco entrerà qui da solo, senza Claudia. Entrerà e dirà che 'fuori c’è una temperatura insostenibile'. Poi chiederà 'come va qui?'. Se io gli risponderò ‘qui in cabina fa caldo come in sala macchine’ capirà che io e te abbiamo… si, insomma, rotto il ghiaccio.

ALBA: “Ah, si dice così tra boomer? Quel che stiamo facendo è 'rompere il ghiaccio?'”

Ignoro il suo tono sarcastico. Non voglio raccogliere la sfida.

Voglio lei: “Il codice che abbiamo concordato, tra le varie possibilità, prevede che su questa mia risposta tuo padre dirà che è venuto a prendere il portafogli, che ha dimenticato qui. E aggiungerà che tornerà al bar a pagare la consumazione sua e di Claudia.

ALBA: “Claudia..?”

IO: “Si, Claudia, che lo sta aspettando alla cassa del bar. Poi prenderà il portafogli e se ne andrà di nuovo”

ALBA: “Ma… ma voi… voi, voi siete dei pazzi!”

Temo che si stia per incazzare di brutto. E quando ormai sto per convincermi che questo tentativo sia stato un fallimento, oltre che una cattiva idea, la vedo cambiare espressione e mettersi a ridere sonoramente.

ALBA: “Certo che da voi due non ci si poteva aspettare altro. Un codice… mio padre che si accorda con il suo migliore amico per schiacciarsi la figlia”

Sorrido anch’IO: “Hai ragione. Ma 'sesso&follia', sono un po’ la cifra dell’amicizia tra me e tuo padre”

Alba si riavvicina a me: "Razza di pervertiti, contorti, arrapati, intossicati, malati di fica, degeneri..."

Poggia una mano sul mio cazzo e lo afferra stringendolo forte.

Provo ad interromperla: “Aspetta. Non ho finito di dirti."

Ma lei continua tra l’incazzato e il divertito: “Non vedo l’ora che papà rientri a prendersi il portafogli e che sparisca. Pensate che non mi sia accorta di come mi guarda anche lui a volte?"

IO: "Aspetta... Calmati. Non è tutto. Fammi finire... "

Alba molla la presa del mio cazzo e fa un passo indietro: "E sentiamo cosa altro vi siete inventati"

Sono imbarazzato ed eccitato come mai prima: "Dopo un po’ che tuo padre sarà uscito, ritornerà qui. Se troverà la cabina chiusa dall’interno, vorrà dire che tu… che tu… non vuoi che lui… che lui sia presente al nostro gioco. Se invece la troverà aperta…”

ALBA: "Se la troverà aperta...?"

IO: "Entrerà anche lui e...”

ALBA: “Io, tu e mio padre? Ma nemmeno nel più depravato dei siti porno ho mai visto una cosa del genere! Sono tutte cazzate. Cazzate che ti stai inventando tu per...”

IO: “Porno? Che porno?”

ALBA: “Cosa credi? Spesso ci divertiamo Claudia ed io a vederli e… a proposito: E lei sa niente di tutto questo? Oppure con Claudia avete già…”

IO: “Claudia resterà sul ponte. Attenderà lì.”

ALBA: “Mio padre e lei, intendo… tu, non lo so. O forse lo avete fatto in tre anche con lei?”

IO: "Con lei, un paio di giorni fa, è successo che eravamo..."

ALBA: “Ma come!? bell'amica! Non mi ha detto niente!”

IO: “È stato tutto improvvisato e non c’è stato il tempo. Tu eri in discoteca e tuo padre… si, voglio dire, noi…”

ALBA: “Noi? Vuoi dire che anche tu…? Vedi? Avevo ragione!”

Entra Francesco ad interrompere involontariamente quell’assedio della figlia nei miei confronti: “Ragazzi, fuori non si può stare. C’è una temperatura insopportabile. E qui, come va?”

Alba accoglie l’entrata del padre con un sorriso forzato.

IO: “Anche qui fa un caldo boia. In alcuni momenti sembra di essere in sala macchine.

Alba si mette a braccia conserte mantenendo un sorriso sprezzante

IO: “Solo in alcuni momenti, però”.

Alba non parla e non si muove. Mi guarda come per dire: "Ma allora, è tutto vero?"

FRANCESCO: “E vabbè la discontinuità climatica è comprensibile. Me ne torno sul ponte. C’è Claudia in ostaggio della cassiera del bar. Abbiamo consumato e…”

ALBA: “Ma guarda un po’?! Avete consumato! L’ho saputo proprio poco fa…”

FRANCESCO: “Eh, si. Ma non ho potuto pagare perché ho lasciato qui il portafogli... Ah, eccolo… io vado. A dopo “. Abbozza un sorriso e se ne va richiudendo la porta alle sue spalle.

Alba si lascia cadere sedendo sul letto con un: "Oh, porca puttana!"

Mi siedo accanto a lei. Sono imbarazzatissimo: "Se vuoi, io non... cioè, voglio dire..."

ALBA: “Aspetta. Fammi pensare…” Si alza, passeggia nervosamente su e giù per il piccolo spazio a disposizione. “È tutto così… così strano… strampalato.”

IO: “Il desiderio di fare l’amore tra figli e genitori -e viceversa- è un tabù che sconvolge un bel po’, lo capisco. Ora vado su da Francesco e gli dico che non è successo niente. Che nemmeno ci siamo sfiorati o parlati su questa cosa.”

ALBA: “Il fatto è che, si, io avrei voluto che tu... anche che mio padre e Claudia… si, ecco. Solo che così… non lo so.”

‘E quindi’, penso ‘hai una gran bella confusione in testa’. Mi alzo e mi paro dinnanzi a lei, interrompendo il suo passeggiare.

A testa bassa mi dice: “Ma come si fa? Già è difficile con un adulto, Con due, poi. Due vecchi…"

IO: “Grazie…”

ALBA: "...e uno è mio padre!”

Si riprende e si mette a sedere sul letto: “Non volevo offenderti. Anzi, a me piacciono gli over e tu per me sei il top. Ma io non l'ho mai fatto prima... voglio dire con uno grande, appunto. Fino a oggi l'ho fatto solo con Fabrizio… lui è dolce anche se a volte finisce subito… svanisce. Farlo con uno è già… non so come dire… Figuriamoci con due… che uno è pure mio padre…”

Le rispondo, tentando di rasserenarla: "Anche per me è tutto nuovo. Non mi è mai capitato prima una cosa così". Ma temo che questa mia ammissione possa indurle un senso di insicurezza; provo a metterci una pezza: "Voglio dire che non ho mai provato tanto desiderio in tutta la mia vita come ne sto provando ora per te..."

Istintivamente mi sento di dover improvvisare e dovrò farlo in modo che lei si lasci guidare dalla mia esperienza.

Prendo un foulard che fuoriesce dalla borsetta di mia figlia: "Facciamo così ora ti metterò questo attorno agli occhi."

La faccio voltare e, mentre glielo annodo dietro la nuca, mi accorgo che Francesco è già rientrato e si è messo ad un angolo della cabina senza fare rumore. Sta osservando la scena e si morde il labbro inferiore.

La voglia che abbiamo entrambe, di scopare sua figlia, è fortissima.

ALBA: "Così non vedo nulla, però..."

IO: "Magari, proprio per questo sarà più facile per te lasciarti andare. E poi, lo potrai togliere in qualsiasi momento"

ALBA: “Si, forse hai ragione”

La faccio voltare nuovamente verso di me, le metto una mano dietro la nuca e avvicino la mia bocca alla sua.

Alterniamo momenti concitati dove le lingue s’aggrovigliano a momenti di estasi lentissima.

Con la mano Alba cerca il letto dietro di se. Lo trova. Si siede.

Le sfilo la magliettina. Un gesto che ho immaginato di fare innumerevoli di volte, masturbandomi ogni volta.

Torno a baciarla.

Lei, così come aveva fatto poco prima che arrivasse il padre, afferra il mio cazzo da sopra il pantaloncino e lo stringe. Ora che è bendata, pare che voglia sincerarsi che esista davvero, che sia grosso e duro come aveva vagheggiato con mia figlia

Francesco si avvicina.

Lo guardo per un attimo, come per cercare il suo assenso ma non risponde alla mia occhiata: è in uno stato che potrei definire ipnotico. È in estasi a guardare sua figlia, lì seduta, che mi si offre.

Siamo tutt’e due in piedi. Lui le stringe con delicatezza una tettina.

Alba, sentendo più di due mani carezzarle il corpo, intuisce che è tornato suo papà ma non si toglie il foulard.

La faccio alzare in piedi e avanzare di un passo. Ed ora è in mezzo, tra me che le sono davanti e suo padre, dietro di lei.

Mi risuonano nel cervello i termini di quel patto: mi scopo tua figlia, se tu ti scopi la mia. Che follia!

Francesco si allontana per chiudere a chiave la porta e quando si riavvicina vede le mie mani che ghermiscono le chiappette della figlia.

Si avvicina e, sempre da dietro, la bacia sul collo e sotto la nuca. Poi le carezza i fianchi minuti mentre io le bacio i minuscoli seni.

Ora anche il padre le carezza le natiche. Le nostre mani si muovono e si confondono con calma su quelle vellutate, piccole, piccole rotondità. Ma è una calma solo apparente; cresce in noi, ogni secondo di più, la voglia di appropriarci di quel giovane corpo.

Con una mano passo a carezzarle una tettina e con l'altra arrivo al suo sesso.

Contengo il monte di Venere tutto nella mia mano. Ho la lucidità libidinosa di apprezzare che tra il mio palmo e la sua vagina c'è la mutandina.

In maniera impercettibile muovo la mano, facendola aderire il più possibile a quella conchiglia.

Il piacere che lei trarrà a quel contatto -mi dirà in seguito- non l’aveva mai provato prima.

La mia mano indugia nel tenerle il sesso immobile.

Alba sta ansimando.

Faccio vibrare la mano ma senza sussulti.

 

Sento aprirsi le grandi labbra e ne sento scendere gli umori che bagnano densamente il cotone della mutandina.

Ci scambiamo posto con Francesco, girandole attorno lentamente senza mai smettere di carezzarla, palparla, baciarla, annusarla, leccarla...

Le braccia di Alba sono abbandonate lungo i fianchi e la testa reclinata da un lato.

Ne approfitto per sfiorarle il collo con la punta della lingua.

Vedo la sua pelle contrarsi per i brividi di piacere.

Con i miei piedi tocco i suoi per indurla ad aprire un po’ le gambe. Lei esegue, mentre io e suo padre continuiamo a girarle attorno, senza interrompere la nostra azione rapace.

Ora ha le gambe divaricate.

Ed io le sono davanti.

Mi inginocchio, chiudo gli occhi e mi lascio guidare dall’olfatto, che mi conduce verso il suo fragrante sesso.

Le mie narici nutrono la mia perversione inspirando profondamente gli odori del suo grembo.

Anche Francesco si è inginocchiato, dietro di lei. E mentre si abbassava, le calava le mutandine: bianche, da adolescente, con delle fragoline e l'elastico superiore rosso. Le riconosco. Le ho comprate identiche a mia figlia in un negozio di una nota catena che piace molto alle giovani ragazze. O forse sono proprio quelle di mia figlia e se le sono scambiate… questa idea mi eccita ancor di più.

Mentre io e suo padre siamo in ginocchio, lei si toglie la benda e mi fa cenno di alzarmi.

Mentre io mi alzo, è lei ad abbassarsi per inginocchiarsi davanti a me e -buffo, no?- risolleva i lembi delle mutandine per indossarle nuovamente

Francesco è andato a sedersi sul letto. Per ora vuole limitarsi ad essere spettatore.

Vuole vedere la sua piccola troietta in azione. E lo spettacolo deve piacergli molto, perché se lo tira fuori e comincia a menarselo lentamente.

Prendo la testa di Alba e le faccio poggiare una guancia sul mio cazzo.

Ci resta pochi secondi, perché poi tira indietro la testa, mette le falangine tra l’elastico del mio pantaloncino e l’addome e lo tira giù lentamente.

Con un effetto molla il mio cazzo scatta libero, davanti ai suoi occhi.

ALBA: “Oddio che bello! Che bel cazzo che hai!”

IO: “Dillo… dillo ancora!”

ALBA: “Che bello!”

IO: “Che bello che cosa? Dillo! Cos'è che ti piace?”

ALBA: “Il tuo cazzo! Che bello il tuo cazzo. È grande. (Lo afferra per un istante ma poi ritrae subito la manina) Fa quasi paura… (torna ad afferrarlo, prima titubante e poi più decisa) ma è bellissimo tenerlo stretto. È così… così… così grande!”

IO: “È così per te, mio tesoro”

Sono sempre in piedi davanti a lei e mi accorgo che mi sto esprimendo come un vecchio bavoso. Alba alza lo sguardo e mi chiede: “Posso?”

Sto in bilico tra delirio ed estasi, godendo di quel visetto.

Resto ancora un attimo immobile a godermi quegli occhioni neri, lo sguardo languido e le sue labbra, bellissime, che incorniciano un sorriso abbagliante.

Annuisco

Francesco alza un sopracciglio e scuote brevemente il capo. Facendo spallucce, pare voglia dirmi: “Visto? Anche la mia bambina ha un propensione naturale… è una vera troietta” Oppure: “Visto? Pensavi che non fosse possibile prestar fede al nostro patto, e invece, ecco qui che te lo sta per succhiare, come ha fatto la tua puttanella con me”

Ma che me ne importa adesso che cosa vuole dirmi Francesco?! Non voglio distrarmi da questo gioiello.

Torno ad ammirare Alba che con una mano afferra il mio membro alla radice, e con l’altra si impossessa della parte centrale dell’asta.

Poi, sempre guardandomi negli occhi, apre la bocca e l’avvicina al mio prepuzio che ancora copre il glande.

Piano, insinua la punta della lingua sotto la pelle, a lambire la cappella ma senza scoprirla.

Stringe!

Con le mani stringe il mio cazzo duro!

Apre ancor di più la bocca, lo sfodera tirando giù la pelle e inizia ad assaporare la cappella.

Fatica a metterla tutta in bocca e sento le labbra aderire tenacemente ad anello attorno alla sua base.

Poi lo spinge lentamente in bocca, più in fondo che può.

Ho sognato mille volte una cosa così ma questo è al di là di ogni miraggio.

È sublime!

Potrei morire, ora, per il piacere che sto provando.

FRANCESCO: “Che talento, piccina mia!”

Ha ragione. Un vero talento naturale. Una vocazione per l’adorazione del cazzo.

Devo farlo uscire dalla sua bocca, altrimenti schizzo subito.

ALBA: “È così strano! Se lo stringo è così duro ma fuori è così… morbido. Come la seta”

Se lo appoggia sul viso; le palle contro il suo mento e la punta tocca la parte alta della fronte

È bellissima, così piccina e così spontaneamente troia.

Ora voglio ricambiare quel breve e intenso bacio con il quale mi ha deliziato il sesso.

Con un gesto faccio capire a Francesco di fare posto a sua figlia sul letto.

La faccio distendere e inizio a carezzarla con l’intenzione di fissarmi nei cassetti privilegiati della memoria, le sensazioni che sto ricevendo da quel contatto. Mi inginocchio davanti al letto.

Non ho idea del motivo per cui si è rimessa le mutandine ma la benedico per questo. La adoro.

Le afferro delicatamente le cosce e gliele spalanco.

‘Sto per farlo. Sto per farlo!’ grido dentro di me.

Sembro calmo ma dentro sto vivendo un conflitto dalla potenza pari a quella di un vulcano in eruzione.

‘Sto per farlo! Sto per baciare questa perla’.

Osservo la macchia umida che si staglia al centro della sua mutandina. E so che è li che voglio dirigermi. Ma senza fretta. Voglio vivere questo momento mille e mille volte, prima di annegare coi suoi umori.

“Non guardarmi lì.”

“Perché?”

“Mi vergogno”

“E di che cosa? Non ne hai motivo.”

Intanto ho avvicinato la mia bocca alla sua fichetta. Poggio le labbra e… soffio.

Si, soffio.

Soffio aria calda, che dai miei polmoni le si insinua in ogni angolo del sesso.

Il tessuto filtra il mio alito ma ciononostante quell’aria le arriva rovente e prepotente a scollarle le piccole e grandi labbra, impastate dal piacere che ha iniziato a colare.

ALBA: “Ooooohhh… come è calda”

Prendo fiato e ripeto l’operazione.

Mi tiene la testa con le mani.

Forse teme che io smetta.

Ma io non ho nessuna intenzione di smettere.

Sollevo la testa per dirle: “Ti adoro” e vedo Francesco prenderle una mano e portarla ad afferrare il suo pisello.

Non ce l’ha duro, come lo era alla presenza di mia figlia.

Mi chiedo cosa gli sia scattato dentro, se stia provando le stesse emozioni che ho provato io nel vederlo ingroppare mia figlia.

Sono comunque sicuro che anche se ce l’ha barzotto è molto eccitato da tutto questo.

Anzi, forse è proprio per un eccesso di eccitazione che non gli diventa ancora duro nonostante se lo stia menando da un po’.

Lei è sorpresa dal gesto del padre ma non vuole darlo a intendere. Francesco, che la conosce bene, le sorride per rasserenarla e solleva le braccia in segno di resa. Forse è il suo modo di dire alla figlia, che non vuole essere invadente e che non disapprova quel che sta accadendo tra lei e me.

Torno a ripercorrere con la lingua i contorni di quel frutto succoso. Indugio tra le pieghe delle grandi e piccole labbra; le bacio l’interno della coscia.

Poggio il palmo della mano sul suo ventre piatto e torno ancora a solleticarle il clitoride con la punta della lingua.

Francesco tiene la mano dalle figlia teneramente, poi la accompagna a percorrere su e giù il suo cazzo.

Lei lo guarda con gli occhi appannati dal piacere.

Allungo un braccio per portare la mia mano ad accogliere un seno, che trovo, però, già in possesso dell’altra mano del papà. Lui sposta la sua sull’altro, per consentirmi di condividere, un seno ciascuno, quelle due forme perfette.

Alba torna a tenermi la testa ferma sulla sua fichetta profumata, cominciando a manifestare un certo piacere nel manipolare il cazzo del padre; quel cazzo che ha contribuito a metterla al mondo e che ora non vede l’ora di sborrarle dentro.

Io non resisto. Ce l’ho duro come mai prima.

Nelle ultime lappate di fica, le ho ammorbidito la vagina con molta saliva. Voglio entrare con facilità, senza lacerarla. Così mi alzo, prendo Alba per le ginocchia, le allargo le cosce, mi afferro il cazzo e mi porto col busto verso di lei.

Trovo subito l’ingresso di quel paradiso. Francesco, che non ha perso uno solo dei miei movimenti, ora è eccitato e avvicina il suo cazzo gonfio alle labbra della figlia. Alba chiude gli occhi e apre quelle belle, belle, belle, belle! bellissime labbra. Accoglie la cappella del padre.

Le lascio gustare un po’ il cazzo del papà, prima di iniziare a spingere.

Entro.

Sto entrando… solo il glande.

Mi fermo.

Cerco di resistere alla tentazione di affondare ulteriormente ma lei accavalla le gambe attorno ai miei fianchi e coi talloni preme sui miei glutei.

Inizio allora a premere lentamente e con convinzione. Con costante pressione, inesorabile, le infilo tutto il cazzo che posso infilare, dentro la fichetta di questa dea bambina.

Mi fermo quando urto l’utero con la cappella.

Non riesco a infilarglielo tutto.

Ad ogni mio affondo il mio glande preme contro la bocca dell’utero.

Se insistessi le farei male…

Sto immobile dentro di lei.

Sento le pareti della passerina, contrarsi.

E ancora una volta ho la piacevole sensazione che potrei sborrare senza muovermi.

Apro gli occhi e vedo ad un palmo dal mio sguardo, la cappella di Francesco interamente nella bocca di sua figlia. Poi vedo il fusto del suo cazzo sussultare. Sta godendo! Sta godendo nella bocca della sua bambina.

Lei non la apre mica. No, la serra. Serra quella piccola bocca. Come se temesse che potesse sfuggirle qualche goccia.

Non si schifa di quella broda calda e vischiosa che suo padre le sta spruzzando in gola.

Sfilo lentamente il mio palo e altrettanto lentamente lo rinfilo.

Più e più volte.

Il mio cazzo mi trasmette certezza di non aver mai provato nulla di altrettanto sensazionale prima d’ora.

Ad ogni affondo dentro quella pisellina quasi vergine, ho la percezione che io glielo stia ficcando dentro ogni volta per la prima volta.

Entro ed esco con ritmo lento e cadenzato, finché lei allenta la morsa sulla cappella del padre, si volta verso di me e con quella stessa bocca ancora piena di sborra mi dice: “Non fermarti. Ti prego, non fermarti”

Francesco, le sta carezzando entrambe i seni, ora.

Il mio cazzo entra ed esce da questa ragazzina. La sua fregna è grondante di umori. È un piacere anche sentire lo sciabordio ritmato che deriva dal mio incalzare dentro il suo ventre.

È lei, Alba, ad imprimere il ritmo, spingendo coi talloni sul mio culo.

Cerco di resistere a quella splendida tortura.

Non voglio ancora godere.

Non voglio.

Sto pensando che forse dovrei venire fuori.

Ad un tratto Alba, inarca le reni.

Si contrae.

Poi resta immobile per pochi istanti.

Interrompe il respiro.

Quindi torna a contrarre la schiena, sollevandola e abbassandola più volte, come se volesse amplificare la penetrazione della mia carne dentro al suo pancino.

Tutto questo mentre sussurra un lunghissimo: “Gooodoooo…”

Continuo ad affondare dentro di lei finché non si abbandona sfinita alle mie spinte.

Non voglio venire.

Non voglio.

Aspetto che lei smetta di sussultare, che il suo corpo cessi di fremere e sfilo tutto il cazzo, lucido e grondante da quell'elsa incantevole.

Alba sussurra con un filo di voce “Che bello. M e r a v i g l i o s o. Bellissimo…”

Ora il suo corpo, sfiancato dal piacere, mi appare ancor più sinuoso ed elegante.

La sua bellezza mi arriva, forte, come un pugno allo stomaco.

IO: “Sei tu ad essere meravigliosa!”

ALBA: “E tu?”

IO: “Cosa?”

ALBA: “Tu, non hai provato piacere?”

IO: “Io? Per me il piacere più grande è averti adorato. E poi non volevo provare piacere dentro di te. Non voglio creare problemi. Cosa avresti raccontato a Fabrizio?”

ALBA: “Io… io non prendo ancora nulla e con Fabrizio usiamo il preservativo… forse è stato meglio così”

Francesco, che non ha ancora pronunciato una sola frase, si avvicina alla figlia, gli si inginocchia davanti al sesso e suggerisce: “Ma forse c’è un altro modo” prende la figlia per i fianchi, l’avvicina a se e comincia a suggere il miele di quella creatura.

ALBA: “Oh, papà… ho i brividi”

Io la bacio sulla bocca e poi le carezzo il volto e il collo con la lingua

FRANCESCO: “Sei dolcissima, bambina mia”

Le solleva le ginocchia, poi afferra un cuscino e glielo pone sotto il bacino.

FRANCESCO: “C’è un altro modo… si.”

Torna ad affondare il viso tra le cosce della figlia, passandole ripetutamente la lingua dal clitoride allo sfintere, indugiando sempre un po’ di più su quest’ultimo.

Alba ha capito cosa intende suo padre: “Mi farà male?”

FRANCESCO: “Si, farà un po’ male, non te lo nascondo.

IO: “Ma te ne farà di meno se starai rilassata.”

Alba a me “Anche tu? Il tuo è più...”

FRANCESCO: “Entrerà dopo di me. E solo quando sarai ben aperta.”

IO: “Sarò delicato… non temere. Ed entrerò solo se tu lo vorrai.”

Francesco ha la certezza che il buchino è ben lubrificato: la fica gronda di umori misti alla sua saliva.

È pronto per prendersi quel che anela di più. Ma prima saggia l’elasticità dello sfintere, infilando in quel culettino da ragazzina adolescente prima un dito e poi un altro e un altro ancora.

Dalla mia prospettiva mi sembra impossibile che possa accogliere quel tortore senza subirne danni.

L'aveva detto, però, che il culo glielo avrebbe aperto lui... e lo stava facendo.

FRANCESCO: “Lo hai mai fatto prima? Lo hai mai preso dietro?”

ALBA: “No, papà. Fabrizio avrebbe voluto. Me lo ha chiesto un sacco di volte. Una volta ci ha provato, anche se io non volevo.”

FRANCESCO: “Stronzo! Voleva farlo prima di me e senza il tuo permesso … ti ha fatto male?”

ALBA: “Non glielo ho permesso. E poi, lui ce l’ha più piccolo del tuo. Del suo, poi, non ne parliamo” dice alludendo al mio cazzo.

FRANCESCO: “Non preoccuparti tesoro. Se ti fa tanto male, smetto subito. E lui nemmeno ci proverà se non vorrai”

Si tiene il cazzo con una mano e lo avvicina alla rosellina scura sotto la vagina.

“Farò presto. Non ti farò male. Vedrai, ti piacerà”

Con quell’atto, entrando da un accesso contro natura, sta affermando il dominio su sua figlia. Non la vuole scopare. La vuole sodomizzare. Farle sentire che è sua, non solo sessualmente. Lo so perché anch’io ho provato lo stesso per mia figlia. È difficile da spiegare. Lo so che è fraintendibile. Nemmeno con un intero trattato di antropologia se ne verrebbe a capo. Ma è così. Credetemi.

Francesco ha cominciato progressivamente ad entrare nell’intestino di sua figlia.

Alba prova a tenere distante il bacino del padre, cercando di allontanarlo col palmo della mano: “Piano, papà. Piano…”

Le vado in soccorso, con le mie dita, carezzandole delicatamente il sesso. Insisto là dove ho intuito che la mia azione le da’ più piacere. Ed infatti poco dopo comincia a rilassarsi e ad aprirsi.

 

Non dimenticherò mai più quella visione: lo sfintere della piccola si apre alla pressione dell’enorme cazzo che la sta dilatando.

Avvicino il mio viso alla sua passerina e inizio a leccargliela mentre vedo il cazzo del mio amico a cinque centimetri dai miei occhi, farsi strada prepotente e deciso, dentro il culo di sua figlia.

Alba geme.

Si contorce, afferra le lenzuola. Continuo a leccarla anche se ora è più difficile farlo: il cazzo del padre è dentro fino alle palle.

Si divincola ma non fa nulla per liberarsi dalla presa di suo papà.

Francesco la impala, implacabile: “Vengo presto, tesoro mio. Faccio presto. Resisti…”

Sta per godere in culo alla figlia e aumenta la forza degli affondi.

Ad ogni colpo che assesta, fa avvicinare il clitoride della piccola alla mia lingua.

“Oh, si, papà. Non fermarti. Non fermarti ora. Non posso credereeeeecheeee….” non finisce la frase, Alba. Manda indietro la testa allarga le narici e ansima forte riempiendo e svuotando i polmoni ripetutamente, con energia.

“Eccomi, amore… eccomi” sbuffa Francesco.

Sussulta e affonda.

Sgrana gli occhi e affonda ancora.

Infine la infilza con un ultimo colpo, prima di riversarle nell’intestino tutto il suo sperma.

Trema di piacere, il porco.

È uno spettacolo vederli godere così, insieme padre e figlia.

Me lo sto menando.

Stavolta non ho intenzione di trattenermi.

Avvicino il membro al viso della piccola.

È di una bellezza sfrontata.

Ha ancora il cazzo di suo padre nel culo, prende il mio cazzo in mano.

Se ne mette più che può nella bocca.

Quelle labbra… quelle labbra! Sono quelle, la mia vera ossessione.

Comincio a muovere su e giù il mio cazzo nella cavità orale della fanciulla. È come se le stessi scopando la gola

Il calore della sua bocca mi sta per far godere.

Lei che è davvero un talento naturale, lo percepisce, fa uscire il mio cazzo dalla bocca, lo stringe e…

Esce…

Lo sperma esce.

Come mai prima.

Esce lentamente, sotto la sua stretta.

E lei lo raccoglie sulla lingua.

Fiotti e fiotti.

Lenti.

La sborra le riempie la bocca ma sembra non finire mai di uscire.

Circonda di nuovo il glande con le labbra e lo fa sparire ancora una volta.

Sembra volerselo inghiottire

E… inghiotte.

Inghiotte tutto.

Sperma e cazzo.

Tutto, in quella bocca da ragazzina.

È davvero una tortura.

Schizzo non so quante volte ancora.

Francesco si è visto tutta la scena.

Ora ha tirato fuori il suo cazzo dal culetto di Alba.

Non posso.

Non posso resisterle.

La voglio.

Lo voglio anch’io.

Voglio godere di quell’insieme perfetto, fatto di sfericità, morbidezza, consistenza…

Insomma, voglio farle il culo.

Faccio mettere Alba su un fianco, in posizione fetale e mi porto dietro di lei.

Ho il cazzo in mano ancora duro.

Avvicino la mia cappella al suo piccolo buchino; ne voglio approfittare ora che è ancora dilatato dall’azione del padre.

Non le do nemmeno il tempo di realizzare cosa sto facendo.

La tengo per i fianchi e spingo.

Spingo, spingo, finché la cappella non supera la strettoia del primo anello delle sue budella.

Si volta verso di me.

È senza fiato, la bocca aperta e gli occhi sgranati.

Mi guarda un po’ spaventata. Ora non mi fermerei per nulla al mondo. No!

Nemmeno se mi implorasse.

Spingo.

Spingo ancora.

Conquisto altri centimetri. La sborra del padre mi fa da lubrificante. Ancora un affondo e finalmente sono tutto dentro di lei.

Nella passerina, no, non mi è stato possibile... ma qui, nel culetto, si... qui ci sono riuscito ad infilarglielo tutto.

Le mie palle toccano la piega che divide le chiappette dalle cosce.

Pochi, davvero pochi colpi e riprendo a sborrare.

Non mi era mai capitato di farlo due volte di seguito, senza che si afflosciasse.

Ma non è un vanto. Voglio dire… è possibile solo perché Alba mi piace come mai nessuna prima di lei.

E solo per lei ho accettato quel patto assurdo.

E non me ne pento.

Non adesso, almeno…

(Fine quarta parte)

5 commenti:

  1. Favoloso, letto tutto col cazzo completamente in tiro.

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  2. Grande!!!
    Ci si immerge da subito nella storia.
    Mi chiedevo, nelle puntate scorse, come avresti portato avanti la situazione e... ancora una volta, prima mi sono fato in mano e poi mi sono stupito di come l'hai risolta.
    Leggerò il seguito con calma. prima mi voglio rileggere tutte le puntate dalla prima fino a qui, perchè non mi illudo che si possa raccontare di più senza cadere in una narrazione scontata. spero di ricredermi. Intanto torno a farti i miei complimenti per quello che ritengo uno dei più belli racconti presenti in rete

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