15: MI SCOPO TUA FIGLIA SE TU SCOPI LA MIA (8 parte)

Cristina non si mostra particolarmente sorpresa da un simile accordo tra me e suo marito.

CRISTINA: “Un patto per fare sesso con le vostre figlie… me lo dovevo aspettare. È bizzarro come argomento ma da voi due c’è da aspettarsi di tutto. Eh, sì! Ricordami un po’ come recitava questo vostro patto, questo trattato?”

FRANCESCO: “Mi scopo tua figlia ma solo se tu ti scopi la mia. Altrimenti non se ne fa nulla.”

CRISTINA: “E questi sarebbero i termini?”

FRANCESCO: “Si. Esatto. Ci siamo ripromessi che ci saremmo limitati solo ad un rapporto orale che, come dice Hillary Clinton, non si può nemmeno considerare sesso.”

Cristina, sempre a Francesco: “Che stronzo che sei!” e poi a me: “Parla tu, che sembri più serio.”

IO: “No, però ha ragione. Sul sesso orale, intendo. Volevamo limitarci a quello. E poi, solo se le ragazze fossero state d’accordo, ci saremmo spinti più in là.”

CRISTINA: “E ora mi direte che in fondo, ma moooolto in fondo, non avete avuto problemi a spingervi più in là e che nemmeno le ragazzine hanno avuto problemi a farsi ‘spingere’ da voi.”

IO: “A dire il vero, non abbiamo dovuto insistere molto”

CRISTINA: “E quante volte lo avete fatto con ciascuna? Si, dico, quante volte ve le siete ‘spinte’? E poi, lo avete fatto anche dopo, qui a Roma? E tu Francesco, degno compare del tuo amico, hai assistito alle attenzioni di questo porco verso tua figlia e ti sei eccitato al punto che te la sei fatta pure tu! E come l’avete fatto, dove glielo avete messo? Pervertiti!” Mentre fa tutte queste domande prende a spogliarsi. “Aspetta… Aspettate a rispondere”. La guardo perplesso. “Te l’avevo promesso che se avessi parlato non te ne saresti pentito.”

Cazzo! Ma è impazzita? Non sono un mago ma non ci vuole molto per capire cosa ha in mente di fare. Tutte queste domande e le ipotesi che ha formulato in questi giorni, devono averle fatto perdere il lume della ragione. O forse è una tattica per indurmi ad abbassare la guardia e raccontarle ogni cosa per poi farmene pentire.

No, ma che dico? Magari vuole semplicemente prendersi una rivincita con il marito facendo sesso con il suo migliore amico. E, per giunta! Davanti a lui.
Ma, cazzo! Quanto è fregna così, nuda! Eh, no! Ma io non posso! Cristina è la moglie del mio migliore amico! Non posso… non posso… Non posso? Come sarebbe a dire: non posso? Ma che sto pensando?! Che coglione che sono! Non ho avuto scrupoli a farmi sua figlia e ora perché dovrei farmene se mi scopo sua moglie? O forse è lei che sta per scopare me? Non importa ‘chi’ scopa ‘chi’. Non ci sto capendo proprio un cazzo e glielo dico: “No, aspetta Cristina.”

CRISTINA: “Cosa c’è? Non ti piace come lo faccio? Ti ho fatto male coi denti? Il fatto è che tu ce l’hai largo e…”

IO: “No, che c’entra? Il fatto è che io non ci sto capendo nulla. Ti ho confessato che mi sono fatto tua figlia e che tuo marito s’è fatto la mia e tu, invece di prenderci a calci in culo, prima mi dai del pervertito e poi ti dedichi a farmi un pompino? Credimi. Non ci capisco più un cazzo!”

Cristina mi sorride, poi fa sedere sul divano. Si inginocchia tra le mie gambe, prende il mio sesso con tutte e due le mani e, masturbandomi lentamente, mi guarda negli occhi e mi dice: “Non sono impazzita. La verità e che da questo vostro gioco a quattro, io mi sento un po’ esclusa e, soprattutto, a me tutta questa cosa eccita da morire.”

IO: “Ti eccita?”

CRISTINA: “Si, non sai quanto”

IO: “Davvero, credimi, non capisco. Che cosa ti eccita?”

CRISTINA: “È semplice da capire. Quel che hanno vissuto prima tua figlia e poi mia figlia è stato anche un mio desiderio.”

IO: “Scopare con noi due? Potevi dirlo prima, no? Dico bene, Francesco?”

FRANCESCO: “È vero…”

CRISTINA: “Hai ragione non ci stai capendo nulla. Non mi riferivo a fare sesso con te e mio marito insieme. No. Sto dicendo che quando ero adolescente avrei voluto anch’io essere scopata da mio padre, si… “

IO: “Da tuo padre?”

CRISTINA: “Da mio padre e anche da mio zio. Prima uno poi l’altro e poi da entrambe contemporaneamente. Mi sono masturbata migliaia di volte fantasticando e sognando situazioni dove mi trovavo in mezzo a loro. Una, in particolare, se ci ripenso mi eccita ancora adesso: avevo quattordici anni e mi immaginavo di trovarmi sola in casa. Andavo in camera di mamma e papà, come facevo spesso, per truccarmi e vestirmi con gli abiti di mia madre. Ad un tratto, sempre in quella mia fantasia, mentre mi sto specchiando mi sento chiamare. È mio padre, che entra in camera, seguito da mio zio. Mi guardano, sorridono, mi scrutano con attenzione, commentano il fatto che io mi sia truccata troppo e che forse ho bisogno di qualche consiglio, così si avvicinano e cominciano a carezzarmi il viso, i capelli, le spalle. E mentre mi sussurrano all’orecchio quanto sia piacevole carezzarmi mi sollevano la maglietta, quel tanto che basta a lasciar scoperto il reggiseno. Mio padre mi bacia sul collo mentre mio zio mi slaccia il reggiseno e prende a stuzzicarmi i capezzoli.”

Vedo Francesco che s’è calato la zip dei calzoni s’è preso l’uccello in mano e comincia a menarselo lentamente, alla sua maniera, in tutta la lunghezza. Sembra più eccitato di me. Anche Cristina lo nota e senza interrompere la sua azione sul mio di uccello, riprende il suo racconto: “Nel mio delirio sensoriale percepivo il calore dei loro corpi e sentivo le loro mani dappertutto. Mio padre, mentre con una mano si impossessava del mio sesso, attraverso la gonna, mi diceva: “Non avere fretta di crescere. Non hai bisogno di trucco e abiti da donna per essere bella.” A quelle parole di mio padre, sentii un brivido scuotermi tutto il corpo” 

Mi resi conto che il mio cazzo, ancora in mano a questa femmina eccelsa pulsava chiedendo di godere. 

E lei lo avvertì perchè manifestò un piacere maggiore nel raccontare, quel suo sogno di adolescente: “…mio padre da una parte e mio zio dall’altra mi fecero poggiare con le spalle allo specchio dell’armadio. E mio zio: “Ora ci pensiamo noi a farti diventare grande …” e mentre con una mano si slacciava la cinta dei calzoni, con l’altra prendeva la mia per portarsela sul cazzo. Mio padre, che aveva abbassato la lampo e s’era cacciato fuori il bastone, fece altrettanto. Avevo due cazzi nelle mie mani. Ho ancora viva l’immagine che mi ero costruita di quel momento in particolare: i loro cazzi eretti; il palmo delle mia mani che lentamente avvolgono le cappelle, simulando due bocche; la punta dell’indice di ogni mia mano che si sofferma in quella piccola insenatura che è tra il pube e la base del membro. Poi, sempre con la mano atteggiata come una bocca appena socchiusa, risalivo lentamente per poi riscendere. Che cazzi splendidi avevano! Avrei voluto passarmeli in ogni parte del corpo. Sognavo, speravo, desideravo fortemente di farli impazzire con orgasmi infiniti. Ecco. È per questo che vi sto chiedendo di raccontarmi tutto. È come se attraverso il vostro racconto, potessi concretizzare quei desideri che io alla loro età non ho mai realizzati.”

IO: “Allora è proprio questa la molla! La smania che avevi da adolescente di farti scopare da tuo padre.”

Francesco intanto s’è spogliato.

CRISTINA: “Si. Ed anche da mio zio. Un desiderio mai sopito che ha innescato in me la voglia di farlo con due maschi. Ma non con due cazzi qualsiasi; due maschi speciali. E credo di averli trovati.

IO: “Noi?”

CRISTINA: “Voi avete avuto la sfrontatezza di fare con Alba e Claudia quel che avrei voluto che facessero mio padre e mio zio con me."

Così dicendo affonda il mio cazzo nella sua bocca e con una mano afferra il cazzo del marito, masturbandolo con misurato contenimento.

Poi, prima di invertire, prendendo in bocca il cazzo del marito e masturbando me, sussurra: ”Ora tocca a te. Raccontami cosa avete fatto alle nostre bimbe.”

Mi rendevo conto che tutto ciò era inverosimile. Si, insomma, è una di quelle cose che quando le inizi a leggere su un libro o un sito di racconti erotici, pensi: “Seee, vabbè! Sono tutte cazzate!” e passi oltre.

Sono sicuro che neanche nella peggiore narrativa erotica io abbia mai letto una stronzata simile. Eppure a me stava accadendo per davvero. E questo pensiero mi rendeva appannato, eccitato al punto che non riuscivo a ricordare con lucidità quel che avevamo fatto con le nostre figlie.

IO: “Perdonami ma se tu continui così, le mie sinapsi sono ingovernabili: io non riesco proprio a mettere insieme i ricordi. E poi potrebbero rientrare da un momento all’altro…”

CRISTINA: “Chi, le ragazze? E se anche fosse? Temi che si sconvolgerebbero a vederci qui tutti e tre a fare sesso? Pensi che, dopo il trattamento che gli avrete di sicuro riservato, si scandalizzerebbero?”

IO: “Beh, forse…”

Non mi dà il tempo di risponderle: “Tu le stai sottovalutando. Hanno già avuto le loro esperienze, lo sai. E poi, non hai idea di quante volte le ho sorprese a navigare sui siti porno. Altro che fare i compiti insieme! Ci vorrebbe ben altro per scandalizzarle. Credimi! Gustarsi questi bei cazzi per loro è stato come andare sulle montagne russe: paura e adrenalina in quantità massicce. Credimi se ti dico che con il desiderio che si ha quell’età, grazie al vostro patto, hanno goduto come matte. Se lo ricorderanno tutta la vita.”

IO: “Forse hai ragione ma io…”

CRISTINA: “Va bene. Avremo occasione di parlarne più in là. Ora sono stanca di sentirmi esclusa da questo carosello. Mettetevi, così, stendetevi tutti e due. Mettete le gambe a forchette incrociate.”

FRANCESCO: “Che cazzo vuol dire?”

CRISTINA: “Così… ecco bravo. Anche tu… Ora avvicinatevi. Li voglio gustare contemporaneamente”, ci fa stendere con il culo verso il culo dell’altro. Ci ritroviamo, con la gambe incrociate e i due membri ritti, vicinissimi. E quando i nostri genitali sono a contatto, i suoi coglioni contro i miei, lei in un’unica presa con entrambe le mani, stringe i nostri cazzi come se fosse uno solo. “Finalmente… l’ho sempre desiderato” e dopo averci masturbato in quel modo insolito si cimenta in un’opera impossibile: infilarsi tutte e due i cazzi in bocca contemporaneamente.

FRANCESCO: “Che troia che sei!”

IO: “Di la verità, Francesco, pensavi che tua figlia avesse preso soltanto da te i suoi appetiti sessuali, vero?”

FRANCESCO: “No… è che conosco la carica erotica di mia moglie ma non avevamo mai sperimentato dal vero il gioco in tre. E poi non mi aveva mai parlato di quel desiderio: farsi scopare dal padre e dallo zio…”

IO: “Il frutto non cade mai lontano dall’albero”

FRANCESCO: “Ma senti chi parla! Chi sei, Confucio?”

CRISTINA: “La volete smettere! Se mi fate ridere con due cazzi in bocca rischio di soffocare”

La disinvoltura con la quale ormai eravamo arrivati al cazzeggio, rendeva l’idea di quanto Cristina fosse vicina allo spirito mio e di Francesco, più di quanto avessi mai potuto immaginare. Era come se fosse stata nostra complice da sempre.

FRANCESCO: “No, no. Per carità. Non soffocare proprio ora. Anzi, fai una cosa…” fa cenno a me di sedermi e a lei di alzarsi, poi la invita mettersi a cavalcioni su di me. E mentre lei si cala, con la schiena contro il mio petto, lui afferra il mio cazzo per indirizzarlo dentro la fregna di sua moglie. “Santiddio, come è bagnata!” Poi mette la testa in mezzo alle cosce della moglie e fa aderire la sua lingua in tutta la sua estensione su quella bella fregna umida e profumata.

IO: “Eh, no ragazzi. Così non resisto…”

CRISTINA: “Risparmiati, invece. Resisti. Perché voglio vederti mentre lo fai con mia figlia”

Francesco coglie subito l’invito implicito della moglie, mirato a far partecipare Alba e Claudia, si alza si infila la camicia e va diretto in terrazza.

IO: “Credi sia il caso? Non ti facevo così… così…”

CRISTINA: "Così troia?"

IO: “Ecco, si, appunto”

CRISTINA: “Hai ragione quando dici che mia figlia ha ripreso da me. Lo so di essere toria, vera, autentica. troia ma non zoccola... Ed anche Francesco lo sa. Mi ha sposato proprio per questa mia ‘qualità’. E come sai, noi siamo sempre stati una coppia aperta. Ma nel senso stretto del termine.” Così dicendo si alza, sfilandosi il mio cazzo, mi invita a stendermi sul tappeto davanti al divano e si impala con cautela, per non lacerarsi, a smorzacandela: “Dio, che meraviglia! Non ne avevo mai provati di così larghi” nonostante io sia seduto sotto di lei provo a spingere e a muovermi su e giù. “No, no… no. Non muoverti. Fammelo gustare ancora. Che sensazione indescrivibile di pienezza, di completezza.”

Sto per impazzire. La sua fica è così duttile ed elastica che è come se, con essa, mi stesse facendo un pompino. Se non mi fermo, esplodo ed è meglio che ora io mi distragga. E così, decido che sia meglio cambiare posizione: metto Cristina a pecorina e le lecco la passera prima di infilarla nuovamente. Mi sono calmato un po’ ed ora posso infilzarla di nuovo. Sono di schiena alla porta e la possiedo stando quasi in piedi mentre lei offre, ai tre che stanno entrando, lo spettacolo meraviglioso della sua vagina che si apre sotto le mie spinte lente e profonde. Mi volto verso di loro, senza smettere la mia azione.

Alba e Claudia sono ferme sulla porta, tenendosi per mano. Dietro di loro Francesco, sorridendo, le invita a riprendersi dalla sorpresa e, poggiando le mani sui due sederini, le spinge ad entrare. Chissà se gli aveva annunciato cosa stava per accadere.

Alba esclama sorpresa: “Mamma?!"

CRISTINA: “Vieni qui, tesoro, vieni qui davanti. Fatti vedere da me. E anche tu Claudia. Venite qui.”

Le due ragazzine, sempre tenendosi per mano, si portano davanti a Cristina che a quattro zampe continua a subire la pressione del mio cazzo, che s’è fatto più largo del solito.
CRISTINA: “E tu non fermati. Dio, come è grosso! Come siete belle bambine!”

Alba si inginocchia, invitando Claudia a fare altrettanto. Ora sono una di fronte all’altra, davanti a Cristina. Sua figlia carezza mia figlia; prima i capelli, poi il viso, il collo, le sposta una spallina della canottierina e vi deposita un bacio delicato. Claudia poggia la mano sul seno della sua amichetta, ancora protetto dal tessuto della canottierina. Francesco, che nei primi istanti si era tenuto in disparte, si avvicina alle due ragazze e, con garbo e delicatezza, le aiuta a spogliarsi. Il suo cazzo lungo e sottile svetta pulsante. Mentre io continuo a stantuffare dentro questa troia splendida, mi gusto la scena, come se vedessi tutto al rallentatore. E quando Francesco, aiutando Claudia a sfilarsi il vestitino, le tocca involontariamente la pelle scoperta, col suo cazzo, il sangue mi va alla testa. È un’immagine netta. Che ho visto mille volte nella mia mente: il cazzo di un uomo che deliberatamente sfiora mia figlia.

Come, ad esempio, tutte le volte che va in giro sugli autobus con le sue amiche: sono sicuro che qualcuno, approfittando della sua ingenua freschezza, si ecciti e le poggi il cazzo tra le chiappe o peggio. Ma sull’autobus il contatto tra i corpi è mediato dal tessuto dei vestiti. Qui no! Il cazzo di Francesco sfiora ripetutamente il braccio, il seno la spalla di mia figlia. Pelle contro pelle… Potrei sborrare ora anche solo a questo pensiero.  

(Segue...)

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