E
mentre Francesco possiede ancora, con passione e adorazione la mia piccola bambina,
io le prendo il visetto tra le mani, le bacio gli occhi, le labbra, le guance,
la fronte, il mento…e quindi le chiedo: “Anche tu, lo hai desiderato, quindi?” Il
suo improvviso rossore risponde per lei.
Ed io:
“Tante volte?”
Non
era propensa al dialogo, evidentemente, in quel momento.
L’occasione
non lo consentiva più di tanto.
Soprattutto ora che Francesco, con movimenti più controllati di quelli del suo primo orgasmo, continuava a pomparla delicatamente in fica
Claudia non lo
disse a parole ma i suoi occhi mi trascinarono in un mondo dove lei aveva
fantasticato su qualcosa che somigliava molto a quel che stava vivendo in quel
momento.
Cogliendo
quel silenzio che sapeva di libidine adolescenziale, le dissi che io e
Francesco avremmo potuto contemporaneamente darle piacere, entrambe.
“Lo
vorresti?”, le chiesi
Sempre
senza parlare, aggrottando le ciglia, mi lasciò intendere che non aveva capito
a cosa mi riferissi.
Mi
venne in soccorso il mio amico che fece scivolare il suo membro dalla fichetta,
invitandola a distendersi sul letto a pancia in sotto.
“Io e
tuo padre - iniziò, a dire, cominciando a carezzarle la schiena -, abbiamo
fantasticato mille volte su questo gioco ma ognuno per proprio conto, senza mai
confessare all’altro il desiderio di…
di… come dire? Non mi vengono le parole…”
CLAUDIA:
“Fare sesso con la figlia dell’altro?”
“Ecco.
Si. Più o meno… e solo in questi due o tre giorni, casualmente, ci siamo
trovati a parlare di te e di Alba in un modo…”
CLAUDIA:
“Anche di Alba? Perché, con lei avete già..?”
FRANCESCO:
“Fammi finire... Comunque, no. Con Alba non abbiamo mai affrontato questo
argomento”
CLAUDIA:
“Volevo dire se con Alba avete già fatto queste cose, tu e papà, intendo”
Ero
basito di fronte a tanta disinvoltura ma poi, ricordando come eravamo io e
Francesco alla loro età, lo stupore svanì in un lampo.
Il mio amico continuava a massaggiarle la schiena e ogni tanto scendeva verso i glutei.
Io
carezzavo le sue gambe sottili e le bellissime caviglie, mentre
contemporaneamente le esploravo il buco del culo con la lingua approfittando
ogni volta che Francesco, scendendo con il suo massaggio, gli apriva i glutei
offrendomi quel forellino.
FRANCESCO:
“No… ti dicevo che solo recentemente io e tuo padre ci siamo trovati a
confessarci certe cose. Ma non si tratta solo o più semplicemente di fare sesso
e basta, perché…”
Rividi davanti ai miei occhi, tutte le volte che Francesco l’aveva presa in braccio, abbracciata, baciata con apparente innocenza e cercavo di contare quante volte avevo letto nei suoi occhi la bramosia per il corpicino di mia figlia.
Sono certo
che aveva iniziato a desiderarla da quando era ancora senza forme, la mia
piccola.
Ne
sono sicuro perché a me succedeva lo stesso per sua figlia.
Divertita
e imbarazzata, mia figlia lo interruppe di nuovo: “Posso dire una cosa?”
Non ci
diede nemmeno il tempo di risponderle e subito riprese: “Voi siete amici da
sempre e non mi sorprende che abbiate pensato le stesse cose, ognuno della
propria figlia e della figlia dell’altro ma…”
Francesco,
le teneva le natiche bene aperte mentre io insistevo a penetrarle il culetto
con la lingua.
Sentivo
il suo sfintere sbuzzare ad ogni tocco
Poi,
dopo un lungo silenzio, io e Francesco le chiedemmo in coro: “Ma?”
Non so
se fu per l’azione della mia lingua o per la particolarità dell’argomento di
quel dialogo che Claudia cambio tono e timbro e disse in un soffio di voce:
“Niente… ve lo dico dopo.”
Volli
credere che era per il piacere che stava provando. E comunque per me era un
segnale della volontà di Claudia a lasciarsi andare al piacere che le dava la
mia lingua e al sentirsi il culo spalancato dalle mani del mio amico, come in
segno di offerta.
Era
pronta, ne ero sicuro.
Chiesi
a Francesco di stendersi e a mia figlia di montarle sopra restando a quattro
zampe.
Dalla
tensione e dal silenzio che ora erano più forti, era chiaro a tutti e tre, cosa
stava per accadere.
Con
gesti misurati e calmi, mia figlia prese il cazzo di Francesco con la mano e lo
accompagnò per farsi penetrare nella fichetta che grondava continuamente umori.
Io,
con le tempie che stavano esplodendo, mi portai dietro di lei e la penetrai
delicatamente, prima con un dito, dentro la fica già piena del mio amico, poi
con due dita e, quando ormai ero certo che la sua dilatazione non le avrebbe
arrecato troppo dolore, misi anche un terzo dito.
Claudia
aveva smesso di fare su e giù, per facilitare la penetrazione delle mie dita.
Anche Francesco era immobile in attesa della mia mossa successiva.
Mossa
che non tardai ad effettuare.
Avvicinai
il mio cazzo ai loro sessi e mi feci strada piano e con molta fatica, all’interno
di quella piccola vagina, già piena del cazzo di un altro.
Avrei
voluto chiedere a mia figlia quanti ne avesse presi, di cazzi, già a quindici
anni. Ma virai la domanda in un banale e scontato: “Ti faccio male?”
“Si,
papà.” rispose lei “Ma non fermarti. Mi piace” Francesco emise un grido,
soffocandolo in un grugnito e sborrò nuovamente, imbrattando anche il mio cazzo
con la sua sborra.
Mia
figlia, portando il braccio dietro la mia testa, mi prese per la nuca e mi
disse: “Ti prego, papà, non fermarti.”
Francesco
il cui membro si stava riducendo di dimensioni, dopo un po’ si sfilò via e la
fica di mia figlia era nuovamente tutta mia.
Mi
deliziai agli umori di Claudia misti allo sperma di Francesco, che
lubrificavano la via verso l’utero al mio membro, rendendo quella penetrazione
molto simile all’idea di paradiso che ho da sempre.
Francesco
si stava dedicando alle tettine. Quelle tettine che ha sognato di palpare tutte
le volte che l’ha incontrata. Quelle tettine che sono così sode e
prepotentemente protese verso il mondo, soltanto a quella giovane età.
“Papà,
è bellissimo! Sto godendo col tuo cazzo.”
Che
cosa strana sentirle pronunciare quella parola. Così comune eppure così inedita
in quel momento. Sentirgliela pronunciare in quel modo mi diede l’idea che nel
pronunciarla la stessa assaporando.
Arrivò
all’apice sussurrando in un sibilo: “S s s i i i i i i. Ve – n – g – o…
Chebellochebellochebellooooo…”
Stavo
per sborrare anch’io. Ma pensai che avrei dovuto distrarmi e inserire un nuovo
argomento
“Piccolina”
osai “Non sei vergine e lo sapevo. Ma anche qui, tu…?” le chiesi, portando il
dito della mia mano a sfiorarle l’ano.
“No,
papà. Non l’ho mai fatto, lì. O meglio, non l’ho mai fatto con un ragazzo ma ho
provato da sola con un sacco di oggetti”
“Davvero?”
chiesi ma senza essere molto sorpreso. Intanto avevo sfilato il cazzo tosto
come il granito, per avvicinarne la punta al suo buchino dietro.
“Ho
voluto sperimentare se provavo dolore, facendolo con alcune cose e…”
IO: “E…”
CLAUDIA:
“Fa un po’ male”
“E adesso?”
Le chiesi mentre provavo con la cappella a forzarle con insistente decisione la
muscolatura dello sfintere.
Sapevo
che stavo facendo una cosa che non si deve fare ma era proprio ciò che
desideravo. Iniziare mia figlia al piacere anale
CLAUDIA:
“Un po’…”
E fare
il culo a quella graziosa puttanella di mia figlia era la cosa che volevo fare
in quel momento e difficilmente avrei desistito dal mio intento. Continuai a
spingere ma la cappella non riusciva a farsi strada del tutto.
Mi
venne in aiuto ancora una volta Francesco che, postosi con la testa sotto il
sesso di Claudia, prese a leccarle dolcemente la fica.
Mi
fermai, avvertendo che si stava aprendo un pochino
Mia
figlia allungò un braccio e mi afferrò un fianco con la mano spingendomi contro
di lei.
La
sentii aprirsi definitivamente alla mia spinta. La cappella ormai era tutta
dentro. Mi parve persino di sentire il rumore dello sfintere che, stridendo, si
richiudeva attorno alla corona del glande.
La
tenevo ferma, per non farla muovere. Avevo afferrato, ben salde, le sue
tettine.
E
l’azione della lingua di Francesco aveva contribuito molto a far sì che mia
figlia mi si aprisse ancora di più.
Dopo
pochi istanti di immobilità, consentendo al suo intestino di abituarsi a
quell’intrusione, ripresi a spingere. E ad ogni successo di quell’avanzare,
sostavo per far adattare il condotto anale di mia figlia alla nuova situazione.
Temevo
che ad interrompere quella situazione potesse intervenire il rientro di Alba.
Ma al tempo stesso mi dicevo che, anche fosse rientrata in quel momento, che si
fosse aggregata o no, non me ne fregava niente. Perché almeno una parte del mio
sogno si era realizzata.
Se poi
il mio amico voleva mantenere il punto su quell’assunto inziale: “mi scopo tua
figlia se tu ti scopi la mia”… tanto meglio. Per ora io mi ritenevo appagato da
quel che stavo vivendo
Claudia
gemeva... Gemeva di dolore e guaiva di piacere
E la
sua voce, sommessa e calda, produsse il suo effetto anche su Francesco che
nuovamente col cazzo dritto mi chiese di spostarmi in modo che potesse
posizionarsi sotto mia figlia, con l’intenzione di ficcarle il cazzo in fica
mentre io la stavo inculando.
Non mi
feci pregare mi spostai sollevando un ginocchio.
E mia
figlia fece altrettanto, assecondando l’appostamento del mio amico.
Claudia
aveva capito cosa l’aspettava e voltandosi verso di me mi chiese: “A te piace,
vero papino?”
“Si,
bambina mia. Farò presto. Non voglio prolungare questa…”
“No.
Che dici” mi interruppe. Francesco stava entrando nella fichetta. Sentivo il
suo cazzo aderire alla membrana che divide culo e fica “Anche a me piace. E te
l’ho chiesto perché Francesco… tu… si…
insomma. Papà. A me piace il cazzo. Il tuo, quello di Francesco… mi piace… mi
piace sentirlo dentro, sentirvi dentro di me. Entrambe… vengo o oo oooo….. oooo.
Vengo ancoraaaaaa”
A
quelle parole non mi trattenni e le inondai l’intestino con fiotti copiosi e
bollenti di sborra. Sentii contemporaneamente i sussulti del cazzo di Francesco
che stava godendo per la terza volta nella vagina della mia bimba… la mia piccola
puttanella.
Ci
accasciammo tutti e tre sul letto
Dopo
alcuni minuti di rilassamento mia figlia si rianimò recuperando il suo abitino
ed indossandolo in tutta fretta, ci riportò alla realtà:
“E'
meglio che io raggiunga subito Alba. Altrimenti verrà a cercarmi. Anzi, è
strano che non lo abbia ancora fatto.”
“Si…
si. Hai ragione. Vai… vai”
“Papà…”
“Dimmi,
tesoro”
“E
adesso?”
Quella
domanda me l’ero fatta mille e mille volte. E la risposta che mi davo ogni
volta mi aveva sempre frenato dal prendere qualsiasi iniziativa come quella.
“E
adesso… niente. Potremo tornare a farlo ancora ma soltanto se anche tu lo vuoi,
altrimenti è tutto finito qui”
“Papà,
io…”
“Aspetta.
Non rispondere. Non dire nulla adesso. Se vuoi, ne parliamo domani. Oppure non
ne parliamo mai più ma ora… ora no. Vai…!”
Francesco,
dapprima ipnotizzato dal dialogo tra me e mia figlia, pensò poi di interrompere
quel colloquio surreale chiedendo con un sorriso:
“Claudia, che cosa volevi dirci prima, a proposito del fatto che io e tuo padre siamo amici da quando avevamo la vostra età…?”
“Niente… che anche Alba ed io abbia a volte fantasticato su di voi...” e così dicendo, uscì di corsa dalla stanza e subito dopo dall’appartamento.
...Continua
Arraposo
RispondiEliminasempre piu eccitante questo terzo episodio
RispondiEliminafantastico, se non è racconto di fantasia, vi invidio
RispondiEliminacaspita quanto è eccitante...complimenti
RispondiEliminaNon so quante volte ho provato piacere nel leggere questa terza parte.
RispondiEliminaVero o no, mi piacerebbe anche a me avere un amico con il quale condividere le nostre figlie