7: ELENA - L'ho fatta montare da un ragazzo di colore, quando era incinta


UN ARGOMENTO DELICATO

Da sempre, quando vedo una bella donna in stato interessante, provo impulsivamente un fortissimo desiderio di scoparla.

Ebbene, si...  desidero follemente farci sesso.
Ci sarà qualcosa di ancestrale, di arcano e perverso ma per me è come fare sesso con la vita stessa...

Naturalmente questo mio desiderio folle, potei realizzarlo, quando Paola, mia moglie, si trovò in dolce attesa

Abbiamo fatto un bel po'di sesso, fino all'ottavo mese. sempre con delicatezza ma costantemente. e in tutti i modi possibili, incluso sesso orale e anale

Elena era bellissima. E in gravidanza lo era più del solito.
E il mio desiderio, di condividere tanta gnocca con qualcuno che mi testimoniasse quanto fosse femmina e troia la mia donna, mi indusse a farla possedere almeno da un altro maschio. Ma non un maschio qualsiasi.
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E qui, apro una piccola parentesi, prima di andare avanti.
Noi mariti, spesso, siamo dell'idea che un bel cazzo, una nerchia di notevoli dimensioni, sia di maggior soddisfazione per la propria donna.

Col tempo ho appreso che non è del tutto vero.

Si, un grosso pisello costituisce una piacevole sorpresa ma non è determinante ai fini del piacere. Nel corso delle mie esperienze, mi sono convinto che questa del pisellone sia più una fissa di noi maschi che delle donne.

Chiudo la parentesi dicendo che, in quel periodo, anch'io credevo che le dimensioni fossero importanti per mia moglie e mi mossi per appagarla.
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In quel periodo, per mantenermi nel mestiere dell’attore, lavoravo, presso un architetto che aveva un'impresa edile. Gli facevo da progettista e direttore dei lavori.

In questa sua azienda c'era un bel ragazzo di colore, che mi aveva stuzzicato più volte. Era dotato di un bel pacco e mi chiedevo cosa provasse come istinto, un maschio nero a profanare una donna bianca.

Durante le nostre sessioni amorose, io e mia moglie, nonostante avessimo traversato il guado già da parecchio tempo, dalla fantasia alla realtà, continuavamo a fantasticare su chi coinvolgere nei nostri giochi. Uomini, donne, giovani e meno giovani, conoscenti e sconosciuti.

E in mezzo ad una di queste fantasie, io ci infilai questo ragazzo.

Lì per lì, lei sbrodolò abbondantemente. Poi però, a freddo, mi confesso che non era attratta da ragazzi di colore. Non era una questione di razza, diceva lei.  Riteneva che un uomo di colore quando scopa una donna bianca, ci mette anche una componente di rivalsa sociale. Inquinando, così, quello che è il normale equilibrio, tra un uomo e una donna, durante l'amplesso.

Non ho idea di come fosse venuta a conoscenza di certe dinamiche. E per non innescare polemiche, vitai di chiederle come facesse a saperlo; lasciai cadere l'argomento.

Ma non mi arresi alle sue logiche. 

Nei giorni successivi tornai quindi decisamente alla carica, cercando di convincerla che fare un’esperienza con quel ragazzo, ne sarebbe valsa la pena.

Per incuriosirla, con una scusa, feci passare quel ragazzo un paio di volte a casa mia mentre c'era lei. 
A lui si illuminarono subito gli occhi nel vederla. Ed io intuii che se la sarebbe sbattuta anche in piedi, davanti a me nonostante era al settimo mese.

Come una molla, mi scattò la perversione pura. Una voglia che non sente ragioni, supportata dalla determinazione a voler portare a conclusione le mie mire.

Mi lavorai il ragazzo. Lo rassicurai sul fatto che poteva confessarmi cosa aveva provato nel vedere la mia donna. Sempre molto rispettosamente (buffo, no?) si espresse con chiarezza e desiderio. Alla fine, dopo essermi accertato che sarebbe stato delicato e misurato con lei. E dopo aver convinto lei a portare avanti il gioco, organizzai il loro incontro.

Fu la seconda e ultima occasione in cui Elena incontrò qualcuno da sola, senza che io fossi presente.

Anche stavolta il mio complice di turno filmò tutto (con la telecamera e non col cellulare come aveva fatto il collega di mia moglie in occasione del bocchino in macchina).

Il filmato riprendeva lei, vicino al letto, che si inginocchiava per prendergli il cazzo in bocca.
La vedo chiaramente che se lo gusta. Lo assaporava, come sapeva fare lei, ad occhi chiusi.

Non riuscì a farselo sparire tutto in gola, come era stata educata, perché troppo lungo e grosso. Ma il gusto di carezzare l'asta con la lingua, tirandola fuori dalla bocca mentre questa era piena di carne non se lo risparmiò.

Arrivato al momento di penetrarla, lui la lubrificò a lungo con la propria saliva, baciandole il sesso a lungo e provocando in Paola almeno un paio di orgasmi. Non posso essere più preciso sugli orgasmi di Elena in questa fase, perché lui ebbe difficoltà a fare le riprese mentre la leccava:  posò la telecamera sul letto...

Dopo un po’ riprese in mano la cam e mi mostrò mia moglie mentre si accomodava a pancia in giù sul letto.
Era giunto il momento di penetrarla.

Lei, forse spaventata dalle dimensioni asinine del ragazzo, all'inizio mostrò un po’ di ritrosia ma poi si rilassò sotto la sua spinta delicata e accorta e si aprì completamente al suo incalzare.

I gemiti di piacere che provò durante l'amplesso sono un'autentica riprova di come e quanto godesse a farsi riempire da quel bel cazzo e a farsi farcire dalla sua crema calda.

Dovette piacere molto anche a lui quella situazione, perché venne due volte, una di seguito all'altra, senza smettere di pomparla: una prima volta, tirando fuori l'uccello per mostrare i primi schizzi alla telecamera e rinfilandolo subito per continuare a godere dentro mia moglie e una seconda, dopo averla fatta voltare per guardarla negli occhi e baciarla mentre veniva di nuovo, schizzando questa volta i primi getti sulla pancia di lei e rinfilandolo subito dopo e concludere il suo secondo orgasmo.

Anche Elena godeva. Diceva frasi sconnesse, senza senso. Era come drogata.
A distanza di anni, quei gemiti, quel timbro di voce mi riaffiora ogni tanto, risultando la cosa che più di ogni altra mi fa ancora eccitare al ricordo.

E Elena non aveva ancora finito di gemere per il piacere, che il giovane stallone, con mia moglie sempre a pancia in su, le alzo le gambe e iniziò una costante e lenta intrusione nel buchetto rosa.

Mi aspettavo da parte di lei, almeno per le dimensioni di quella nerchia, una reazione di diniego. Diniego che non venne. 
Paola, al contrario, pur temendo di non aprirsi sufficientemente a quella impalatura, mostrava un gran desiderio di prenderlo anche nel culo.

E così fu. Lento e inesorabile, arrivo a superare l’anello dello sfintere, con la sua cappella e ad incalzare costantemente, affondando sempre di più, ad ogni piccolo colpo. Ora la telecamera la teneva sollevata mia moglie, documentandomi sia il dettaglio del suo culetto slabbrato da quel cazzo, che la sua faccia, trasformata dal piacere.

Arrivò il terzo orgasmo per lui e il settimo o l'ottavo di lei.

Prima di chiudere la ripresa, lei, guardando verso l’obiettivo, mi ha detto semplicemente: “Grazie, Amore. Grazie per aver insistito. E grazie per non essere stato presente. Se ci fossi stato anche tu qui, non avrei il coraggio di farmi montare così.”

Non mi sono più ripreso del tutto da quelle scene, che conservo con cura tutt'oggi.

L'unico rimpianto: non aver avuto modo di ripetere quell'esperienza, magari assistendo e partecipando direttamente anch'io...

(Segue, forse...)

4 commenti:

  1. ehhhh a avercene di troie devote come la tua..... saremmo tutti più felici, non credi?

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  2. Bella serie. L'avevo sottovalutata quando ho visto i titoli la prima volta. Ma levami una curiosità, hai cambiato nome alla protagonista?

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    1. Si, da una parte è vero che non è tanto la dimensione che conta ma conta come nasce la situazione, dal coinvolgimento, dall'attrazione, dal momento gusto diciamo. Se poi è grosso, confessiamocelo, la sorpresa non guasta affatto.

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    2. Ciao AnoNimUs
      Si, è vero. ho cambiato il nome, portandolo da un nome di comodo (Paola) al vero nome che è Elena

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